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L’OSTRUZIONISMO NON E’ UNA VIRTU’

Quando è stato evidente che la maggioranza di centrodestra sarebbe andata dritta verso l’approvazione di questo assurdo Registro delle Famiglie, riservato alle coppie sposate, senza procedere come si fa normalmente all’audizione delle tante associazioni che avevano chiesto di proporre modifiche, d’accordo con il mio gruppo consiliare ho deciso di fare ostruzionismo.

Non lo avevo mai fatto. E comprendo bene che la stessa idea dell’ostruzione o dell’allungamento dei tempi di esame in aula si avvicina a sovvertire un principio cartesiano della democrazia: la maggioranza governa, la minoranza si oppone ed esercita poteri di controllo. Ma è essenziale, se si vuole evitare l’anarchia, che alla fine, nonostante l’opposizione della minoranza, la maggioranza possa portare a compimento le proprie proposte, giuste o sbagliate che siano. Se ne assumerà tutta la responsabilità.

Per questo l’ostruzionismo è un’arma eccezionale di autodifesa, da maneggiare con cura, per non cadere nel ridicolo, e per non mancare di rispetto all’aula del Consiglio, che rappresenta tutta la città.

Ho presentato 51 emendamenti e nel pieno rispetto delle norme li ho illustrati per quasi quattro ore di fila, in piedi, senza sosta, fino a che non mi è stata tolta la parola, dopo che la Conferenza dei Capigruppo ha deciso di contingentare i tempi ai sensi del Regolamento del Consiglio.

Ho sentito commenti di ogni tipo: è una buffonata, si costringono assessori e consiglieri a rimanere in aula mentre potrebbero lavorare per la città, si spendono un sacco di soldi per lo straordinario dei funzionari.

C’è del vero. Come è vero che il rischio di rimanere fino a notte in aula può nel futuro portare maggiore consiglio nella qualità delle proposte da sottoporre al voto.

L’ostruzionismo non è una virtù, è il segnale di una febbre. Ma individuarlo come il colpevole sarebbe come incolpare il termometro.
Facciamo scendere la febbre e non ce ne sarà più bisogno.

Ringrazio il Secolo XIX per l’articolo di oggi.

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