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AIUTATECI A CASA NOSTRA

Venerdì scorso, una settimana fa, dal palco di Piazza De Ferrari il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha sventolato un plico di fogli, dicendo che il decreto era lì, nonostante le malelingue dicessero che non c'era ancora.

Sono passati sette giorni, e il governo continua a litigare sulle misure da inserire nel decreto, sulla copertura economica per i necessari incentivi fiscali, perfino sui poteri e sul nome del Commissario. Ipotizzando una mediazione all’italiana per cui i commissari alla fine saranno due.

Ieri Giuseppe Conte, in conferenza stampa a Salisburgo, ha ammesso di non potere prevedere la data in cui sarà nominato il Commissario. Aggiungendo però che il Commissario dovrà agire in fretta.

Nel frattempo, la città da più di un mese è divisa in tre parti, il traffico ha cambiato le abitudini di vita dei genovesi e le aziende cominciano a fare i primi conti della crisi.

Due giorni fa, il Presidente dell’Autorità Portuale Signorini davanti alle Commissioni parlamentari Ambiente e Trasporti riunite a Palazzo San Giorgio ha dichiarato che per il mese di settembre si prevede per il Porto di Genova un calo dell’introito da tasse portuali del 35%. Più di un terzo.

All’inaugurazione del Salone Nautico, ieri, il Ministro Toninelli ha detto di essere impressionato dalla dignità dei genovesi colpiti dal crollo del ponte Morandi.

Signor Ministro, non confidi nella buona educazione, non abusi di questa dignità.

Sono passati 38 giorni dal crollo del ponte, e per ora abbiamo visto solo parole, comizi dal palco, plastici e risate a Porta a Porta, tweet di revoca per finta delle concessioni, salvo poi appaltare ad Autostrade i lavori per la nuova viabilità interna al porto.

Signori del Governo, non chiediamo molto.
Chiediamo di vedere riconosciuta la strategicità del porto di Genova, chiediamo risarcimenti per i feriti e i parenti delle vittime, soluzioni abitative e risarcimenti per gli sfollati, contributi economici e incentivi fiscali per le imprese che hanno subito rilevanti perdite di fatturato, chiediamo ammortizzatori sociali straordinari per evitare che con il ponte crolli anche l’occupazione, e la sospensione delle scadenze fiscali che tutti i governi hanno accordato davanti ad ogni grande tragedia.

Chiediamo rispetto, rapidità nelle decisioni, certezza delle soluzioni.

Nel linguaggio del cambiamento, chiediamo di essere aiutati. A casa nostra.

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