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ORA, COMMISSARIO, ROVESCI QUALCHE SCRIVANIA

Dopo 51 lunghi giorni, il Governo ha nominato il sindaco Marco Bucci Commissario per la ricostruzione del Ponte Morandi.

Una scelta che chiude un indegno balletto di settimane, e riporta il governo del cambiamento nell’alveo della prassi istituzionale: da che mondo è mondo per la gestione delle emergenze il Governo incarica il Sindaco o il Presidente di Regione.

A Marco Bucci sinceri auguri di buon lavoro nell’interesse di tutti noi.

E un consiglio: non si dimentichi che questi sono matti.

Non si impantani nell’etichetta, nel bon ton, nel cercare di interpretare cosa volevano dire. Perché non lo sanno nemmeno loro cosa volevano dire.

In questi 51 giorni li abbiamo misurati: sono quelli che sono venuti a De ferrari a sventolare fogli bianchi, che promettono un ponte per fare i pic-nic, che escludono dalla gara tutte le società concessionarie con la certezza dei ricorsi, che hanno inserito nel Decreto solo briciole invece degli aiuti di cui Genova ha bisogno, che hanno perfino buttato nella mischia un dirigente di Fincantieri e il direttore dell’IIT per poi dirgli che si erano sbagliati.

Quel decreto non è da modificare. E’ da riscrivere.
Servono risorse certe per il Porto, per le imprese, per gli sfollati e cassa integrazione straordinaria per i lavoratori.
E serve una procedura più chiara per la ricostruzione.
Genova ha bisogno di un ponte nuovo. Il primo che lo fa, va bene.
La guerra ad Autostrade la facciano dopo. Oppure la facciano altrove, non sulla nostra pelle.

Mi preoccupano le prime parole del Commissario Bucci: “Il Governo ha scritto chiaro sul decreto che Autostrade è fuori. Io devo rispettare quel che dice il decreto, quello che dice il mio capo che è il Presidente del Consiglio”.

Ancora un consiglio, commissario: qui non c’è da sedersi al tavolo. C’è da guardarli in faccia e rovesciare qualche scrivania.

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