Questa mattina si è tenuta una lunga Commissione Consiliare dedicata ai danni che il Ponte Morandi ha arrecato alle imprese genovesi.
Sono stati auditi i rappresentanti di Camera di Commercio, Lega Coop, Confindustria, Cna, Ascom, Confesercenti, e diversi CIV di valpolcevera e ponente.
Per la gravità del danno in particolare alla mobilità, ai percorsi e alle abitudini dei genovesi non ha neppure molto senso parlare di zone rossa o arancione, etc. perché la territorialità delle imprese è solo uno dei fattori da prendere in considerazione, e in certi casi diviene ininfluente.
Se è vero che diverse imprese che hanno sede nelle immediate vicinanze del Ponte hanno subito danni ingentissimi, possono esserci imprese nella stessa zona che per tipologia di attività (che non richiede il contatto con la clientela) non hanno accusato danni, e viceversa aziende con sede molto lontana dal Ponte (per esempio chi deve distribuire merci) che invece hanno avuto danni enormi.
Per questo, secondo i dati forniti da Camera di Commercio solo circa il 30% delle imprese della vasta area intorno alla Valpolcevera hanno presentato il modulo di richiesta danni. Sono 2.058 imprese su 7.982.
I danni della tragedia del Morandi all’economia genovesi sono profondi e diffusi. E le risorse stanziate dal Decreto Genova non sono purtroppo sufficienti.
Camera di Commercio ha stimato in 422 milioni il danno complessivo all’economia genovese.
Nel Decreto, come emendato dalla Camera dei Deputati, le risorse complessive per l’economia genovese sono 70 milioni: 35 per le imprese della zona rossa 10 per gli incentivi della zona franca urbana 20 per sostenere l’autotrasporto 5 per il ferrobonus Se aggiungiamo i 17 milioni per il Porto, arriviamo a 87 milioni.
Siamo lontani, molto lontani, dalla stima di Camera di Commercio.
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