Tre mesi di sofferenza e dolore. Tre mesi di traffico paralizzato. Tre mesi di contrazione del lavoro portuale e di danno economico ad aziende ed esercizi commerciali. Tre mesi di sconvolgimento delle abitudini di vita di migliaia di genovesi.
Tre mesi di annunci. E tre mesi di nulla.
Sono passati 92 giorni dal crollo del ponte, e 40 dalla nomina a commissario del Sindaco Marco Bucci.
Nessun progetto è stato approvato per la demolizione dei monconi. Non è neppure stato deciso se quello che resta del ponte verrà smontato o fatto implodere.
Nessun progetto è stato approvato per la ricostruzione. Non si sa chi chi ricostruirà, né quando, né come. Sappiamo solo che non ricostruirà Autostrade. Ma fuori della propaganda giallo-verde, a chi vive il dramma genovese dal 14 agosto la notizia non suscita grande sollievo.
Nessuno sta lavorando sull’impatto che avranno i cantieri della demolizione e della ricostruzione sulla vita quotidiana di chi vive o lavora in Valpolcevera.
Rimosse le macerie e inventariati i reperti, sotto il ponte non c’è più nessuno. Non un operaio, non un cameraman con i riflettori, neppure più il solito curioso a farsi un macabro selfie.
Mentre un silenzio spettrale avvolge la zona rossa, Genova scivola nell’oblio. E il Parlamento, che non ha ancora convertito in legge il decreto emergenze, blocca tutto e si accapiglia sul condono per Ischia.
Non c’è consapevolezza dei valori in gioco. Ed è colpa anche un po’ nostra. Dei nostri rappresentanti e delle nostre Istituzioni.
Se a Roma succede quello che succede è perché noi genovesi non siamo stati in grado di convincere la classe dirigente di questo paese che il Ponte Morandi è un problema nazionale. Che se Genova non riparte, non riparte l’Italia.
Vederci derubricati ad un condono qualsiasi, ad un incendio o un allagamento qualsiasi, dà il segno di cosa l’Italia non ha capito.
E noi, che invece lo abbiamo capito eccome, sbagliamo a continuare con la retorica dell’ottimismo, dell’orgoglio, della sobrietà. Mentre accettiamo di buon grado una ridicola successione di annunci e smentite, senza che nel frattempo si muova né un operaio né una gru.
Il 18 ottobre Bucci e Toti hanno promesso un nuovo ponte entro il Natale 2019. Oggi Toti parla di lavori terminati entro il 2020.
In un mese, Genova ha già perso un anno.
Chi ci governa non confidi troppo nella sobrietà dei genovesi: prima di perdere la speranza perderemo la pazienza.
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