Ho presentato un’interrogazione per conoscere le ragioni per cui il Comune di Genova ha proposto reclamo avverso il decreto del Tribunale di Genova che ordina all’Ufficiale di Stato Civile di iscrivere le due madri nell’atto di nascita di un bimbo genovese.
La vicenda è piuttosto semplice. Due donne genovesi ricorrono alla fecondazione assistita all’estero. Nasce un bimbo, che l’anagrafe genovese non vuole riconoscere come figlio di entrambe le donne, perché manca il papà. Non esiste un esplicito divieto, tanto che diversi Comuni in Italia hanno già iscritto due madri o due padri nell’atto di nascita dei loro figli. Ma il Comune di Genova insiste con il divieto.
Le due donne ricorrono al Tribunale di Genova, che il 12 novembre dà loro ragione, e ordina al Comune di iscrivere le due madri nell’atto di nascita del figlio, per tutelare il supremo interesse del minore.
Che fa il Comune? Propone reclamo contro il decreto del Tribunale, perché ci ha ricordato oggi in aula l’assessore “la norma non è chiara”.
Quello che è molto chiaro è che da un anno e mezzo il Comune di Genova invece di prendere atto della realtà, vuole indirizzarla, infilando il naso nella camera da letto dei genovesi.
Dopo il registro per le sole coppie sposate, oggi la discriminazione tocca i bambini, a cui il Comune nega il diritto di avere due genitori.
Contro la storia, contro la realtà, contro perfino i provvedimenti del Tribunale.
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