Nuove foto aggiunte

DOPO 4 MESI SOLO UNA FOTO CON LE TRANSENNE

Sono passati quattro mesi dal crollo del Ponte Morandi, e non è ancora stato approvato un progetto di demolizione, né definito un piano per la sua ricostruzione.

Il Sindaco-Commissario ha annunciato che oggi pomeriggio individuerà le imprese per la demolizione con un decreto, che consentirebbe di mettere in scena per domani l’inaugurazione dei lavori.

Ma dietro le transenne e i nastri bianchi e rossi, la realtà è purtroppo molto amara.

Ieri, Autostrade per l’Italia ha annunciato l’intenzione di ricorrere per ottenere la declaratoria di illegittimità di una legge “ad personam” che esclude il concessionario dalla ricostruzione. Autostrade si affretta a dire che non chiederà sospensive, e quindi il blocco dei lavori.

Ma potrebbe non bastare. Anzi non basterà. Perché una conseguenza la decisione di Autostrade l’ha già provocata.

Ieri, l’Impresa Carena si è sfilata dalla cordata di aziende coinvolte nella ricostruzione, perché non c’è certezza della regolarità nei pagamenti dei lavori.

L’assurdo meccanismo del Decreto Genova prevede infatti che il Commissario chieda di pagare ad Autostrade. Se Autostrade non paga, c’è un fondo statale di 30 milioni l’anno per 12 anni.

Lo stesso fondo dal quale pescherà il Commissario per i risarcimenti agli sfollati. Lo stesso fondo che dovrà pagare la ricostruzione che ci auguriamo parta nel 2019.
Nell’assoluta incertezza delle coperture, le imprese edili cominciano a sfilarsi. E i tempi si allungano

Nelle riunioni di ieri tra Commissario e Imprese, nella totale incertezza sul piano di demolizione, sulle imprese coinvolte e sui costi che oscillano tra 19 e 25 milioni, raccontano che la vera priorità era assicurare una gru e qualche transenna per le fotografie con la stampa di domani mattina.

Ma dopo 122 giorni, una foto con quattro transenne non può davvero bastare.
Perché dietro le luci della propaganda fa male tutta l’incertezza per il futuro di una città.

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