Il sottosegretario Rixi il 25 agosto disse che la demolizione del Morandi sarebbe iniziata i primi di settembre. Il Presidente Toti il 31 agosto si sbilanciò: “ad ottobre demolizione completata”. Il Sindaco Bucci il 10 settembre annunciò il via alla demolizione entro inizio ottobre.
I fatti sono andati diversamente. Per questo preoccupa il nuovo annuncio del Sindaco-Commissario che ha promesso di avviare la ricostruzione entro la fine di marzo 2019.
Lo ha dichiarato ieri durante il Consiglio Comunale straordinario sul Ponte Morandi chiesto a gran voce dalle opposizioni, dopo che martedì scorso il Sindaco ha tenuto la conferenza stampa per presentare il progetto in contemporanea ai lavori del Consiglio.
Una preoccupazione che si fa più forte se a sconfessare l’annuncio di Bucci è il Procuratore capo di Genova che ritiene improbabile l’avvio della ricostruzione in primavera, e ricorda come non esista ancora un piano di demolizione della parte est del ponte.
Per il 2019 in Valpolcevera servirebbero meno fotografi e più geometri. Servirebbe un’inaugurazione di meno e un progetto esecutivo, che consenta di mettere mano finalmente alla demolizione dei monconi e poi alla ricostruzione.
Servirebbe anche chiarezza su chi paga. Visto che il meccanismo del Decreto prevede che il Commissario chieda i denari ad Autostrade. Ma nessuno ci ha più detto nulla su cosa è successo dopo la richiesta. E i 30 milioni l’anno stanziati di riserva dal Governo, basteranno appena per i risarcimenti agli sfollati e per le opere di demolizione.
Non c’è niente di facile in questa vicenda, intendiamoci. I genovesi hanno diritto ad avere in fretta un nuovo ponte e a vedere accertate le responsabilità della tragedia. E i due percorsi per lungo tempo dovranno marciare paralleli. Spetta alle Istituzioni trovare il delicato punto di equilibrio, senza cadere nella tentazione dello scaricabarile.
Gli annunci in gilet giallo se rompono quell’equilibrio finiranno per irrigidire le posizioni ed allungare i tempi. Oltre a pregiudicare la credibilità delle Istituzioni. Perché si può passare dal “sarà pronto a natale 2019” al “a natale qualcosa si vedrà”, ma non si può pretendere che ai genovesi sfugga la differenza.
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