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FERMIAMO LA BARBARIE

Prince Jerry si è suicidato lanciandosi sotto il treno alla stazione di Tortona.
Era un ragazzo nigeriano di 25 anni, da oltre 2 in Italia. Era ospite della comunità Migrantes di Coronata, dove aveva imparato l’italiano e iniziato un percorso di integrazione, di formazione, di lavoro e di volontariato alla scuola della pace della Comunità di Sant’Egidio.

Nessuno può dire le ragioni che lo hanno portato a quel gesto.
I suoi educatori raccontano di come sia stato colpito dalla notizia ricevuta il 17 dicembre che il suo permesso di soggiorno non sarebbe stato rinnovato, in applicazione della nuova normativa.

Don Giacomo Martino, responsabile di Migrantes Genova, invita a non strumentalizzare la morte di Prince Jerry.

E ha ragione. Il gesto di togliersi la vita esige rispetto, silenzio e preghiera.

Ma leggendo i commenti in calce alla notizia sui principali quotidiani online emerge distintamente in quale baratro di negazione di umanità e civiltà sta scivolando il nostro Paese.

Non si contano commenti del tipo: “ma era clandestino”, “poteva rimanere al suo paese”, “non c’è lavoro per i nostri giovani, come possiamo offrirlo ad altri”, “nel suo Paese nessuno lo avrebbe ammazzato”.

E’ questa cultura fondata sull’odio e sulla paura che abbiamo il dovere di combattere. Non importa se siamo minoranza, non importa se il senso comune va in un’altra direzione, non importa se perderemo qualche voto, ma davanti a tutto questo non si può tacere.

L’indifferenza ci renderebbe complici. E’ il momento di mobilitarsi, di attivarsi per gridare il nostro dissenso, per difendere i valori dell’accoglienza e della solidarietà, per fermare la barbarie.

La manifestazione di sabato scorso, con oltre diecimila persone di ogni età, è certamente un segnale importante.
Tocca a tutti noi fare in modo che sia solo l’inizio di un’inversione di tendenza, di una riscossa culturale prima ancora che politica.

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