Domenica scorsa il Ministro dell’Interno è andato al carcere di Piacenza per portare la propria solidarietà a un imprenditore detenuto perché tentò di uccidere un uomo che insieme ad alcuni complici aveva tentato di rubare del gasolio da un escavatore parcheggiato lungo il greto di un fiume. Il Ministro ha aggiunto che con l’imminente riforma della legittima difesa nessuno potrà essere condannato per vicende di quel tipo e che inoltre presenterà richiesta di grazia.
Premesso che il Ministro dell’Interno non può chiedere la grazia per nessuno, è bene ricordare i fatti che hanno portato alla condanna.
Nel corso del processo è stato accertato che l'imputato, insieme ad un proprio dipendente, immobilizzò il ladro che dopo alcuni minuti dal tentativo di furto era tornato a rimuovere la propria automobile. Dopo averlo violentemente picchiato, lo fece inginocchiare davanti a sé con le mani dietro la nuca, e gli sparò un colpo di fucile a pompa nel petto.
Per sorte benevola, il colpo trafisse il polmone senza provocare la morte, e l’imprenditore è stato condannato in via definitiva a quattro anni e mezzo di reclusione per tentato omicidio.
Si è trattato di un vero e proprio tentativo di esecuzione per punire il ladro, tanto che neppure i difensori dell’imputato nel corso del processo ormai concluso in Cassazione hanno mai chiesto la scriminante della legittima difesa.
Salvini lo sa bene, ma preferisce agitare le folle, diffondere la voglia di fucili, aizzare l’odio nei confronti della giustizia, lasciando credere che sia lecito farsela da sé.
Dovremmo tutti provare vergogna che il paese di Cesare Beccaria voglia assomigliare all’Oklahoma di “Impiccalo più in alto”.
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