Genova soffre una crisi gravissima di posti di lavoro nel settore del commercio.
La sofferenza è testimoniata dalla recente chiusura di storici marchi in pieno centro città come la Rinascente e Moody, o dalle saracinesche abbassate da oltre due anni in locali di pregio come l’ex cinema Orfeo a metà di Via XX, o l’ex libreria La Fiera del Libro nel palazzo della nuova Borsa.
Ma i numeri sono ancora più impietosi. E fotografano una provincia, quella genovese, che dal 2012 al 2017 ha perso oltre 11 mila occupati nel comparto del commercio, alberghi e ristoranti. Lo dicono i dati Istat elaborati dall’Ufficio economico della Cgil Liguria.
Nel 2018, nel settore, Genova ha perso circa mille posti di lavoro. A livello regionale, nonostante un recupero negli ultimi tré anni, il comparto in soli cinque anni ha perso 4.973 occupati dipendenti sul 2012 (-10,3%). E poi: 7.134 indipendenti in meno sul 2013 (-26,1%), il minimo dal 2010.
Lo studio ‘Imprese e città’ di Confcommercio aggrava ancora la situazione: il capoluogo ligure è al quartultimo posto in Italia per vitalità commerciale del centro storico. Peggio di Genova fanno solo Ascoli, Gorizia e L’Aquila, distrutta dal sisma del 2009.
Secondo Confcommercio, Genova ha perso negli ultimi 10 anni il 23% dei negozi in centro storico.
Non basta l’ottimismo di maniera di Bucci e Toti per combattere la crisi. In campagna elettorale entrambi avevano promesso aiuti specifici al piccolo commercio e al commercio di qualità. Dove sono finiti?
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