Il sottosegretario Armando Siri è indagato per aver concordato con gli organi apicali dei Ministeri dei Trasporti, dell’Economia e dell’Ambiente l’inserimento di incentivi per il “mini eolico” in appositi regolamenti ministeriali, contro la promessa di versamento di 30.000 euro da parte di Paolo Franco Arata.
Arata è socio di Vito Nicastri, noto come il “re dell’eolico”, per il quale in un altro procedimento la procura di Palermo ha pochi giorni fa chiesto la condanna a 12 anni di carcere per concorso in associazione mafiosa e intestazione fittizia di beni.
Una tangente di 30.000 euro per modificare una norma e permettere di fare affari a un imprenditore indagato per mafia.
E cosa succede? Niente.
Urla, strepiti, sceneggiate. Siri dice che chiarirà tutto. Conte dice che leggerà le carte. Ma non succede proprio niente.
Il sottosegretario rimane al suo posto. E i grillini che gridavano onestà ora si arrampicano sugli specchi, danno la colpa a Siri, a Salvini e magari a Conte. Ma restano al governo con Siri.
Sono e resto garantista. Ma la politica ha bisogno di chiarezza soprattutto davanti ad accuse come queste. E oggi Lega e Movimento 5 stelle accettano che un membro del loro governo sia indagato per corruzione a favore di un imprenditore indagato per associazione mafiosa.
Attenzione! Alessandro Terrile utilizza cookie a scopi funzionali e analitici per migliorare la tua esperienza di navigazione. Proseguendo la navigazione acconsenti all'uso dei cookie. Per maggiori informazioni, leggi l'informativa sui cookies.