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CHI HA PAURA DEL CONSIGLIO COMUNALE?

Marco Bucci ha una maggioranza solida in Consiglio Comunale. 25 consiglieri a 16.
Le defezioni e i voti in dissenso sono stati rarissimi in questi due anni, e si circoscrivono sostanzialmente al consigliere Ubaldo Santi.

Eppure la maggioranza ha paura dei lavori del Consiglio.

Qualche mese fa una riunione dei consiglieri di centrodestra ha dato la linea: “bisogna limitare le commissioni al minimo, rischiano di essere una passerella per la minoranza”.

Ieri pomeriggio, in tutta fretta e senza alcuna ragionevole urgenza, viene convocata una commissione per venerdì mattina con all’ordine del giorno la modifica del regolamento del Consiglio Comunale, su due punti fondamentali.

La prima innovazione prevede che il consigliere che chieda la verifica del numero legale sia considerato presente, anche se non risponde all’appello. Significa aggiungere di fatto sempre un numero alla conta. Basteranno 20 consiglieri e non più 21 per considerare valida la seduta.

Il secondo, ben più grave, permette al Presidente del Consiglio in caso di urgenza di accorpare in un’unica votazione gli ordini del giorno e gli emendamenti presentati sulla medesima pratica sui quali la Giunta si sia espressa in modo univoco.
Poiché la Giunta può dirsi solo favorevole o contraria, le votazioni su centinaia di documenti possono ridursi a due.

Quindi un consigliere che voglia votare a favore di un documento e respingerne un altro sarà impedito di farlo se la Giunta di dichiarerà favorevole o contraria ad entrambi.

In caso di motivato dissenso di un consigliere, sull’accorpamento deciderà la Conferenza dei Capigruppo che è come dire la maggioranza.

L’ostruzionismo non è mai stata la cifra dell’opposizione né in questo ciclo né in quelli precedenti, se escludiamo la battaglia di settembre sul Registro della Famiglia, che comunque non ne ha impedito l’approvazione.

Esiste già, inoltre, la possibilità di comprimere pressoché totalmente lo spazio di discussione. Durante l’esame dell’ultimo bilancio ogni consigliere ha avuto poco più di tre minuti per intervenire sugli oltre 100 documenti presentati.

Non è quindi un problema di tempo. Lo spazio di discussione si può già limitare a regole vigenti.

E allora perché comprimere il voto?
Che senso ha fare il consigliere comunale se non si ha la libertà neppure di dire il proprio si o il proprio no ad una singola proposta?

Perché dobbiamo essere costretti ad esaminarla in un pacchetto insieme ad altre dieci o ad altre cento?

Avere paura del Consiglio Comunale è un'ammissione di debolezza di un centrodestra che dopo due anni di governo si scopre meno radicato in città e meno compatto in aula.

Ci opporremo in ogni modo alla modifica illiberale e antidemocratica del regolamento consiliare.

Il voto libero e motivato dei consiglieri comunali su ogni singola proposta non è un capriccio, ma è esercizio della rappresentanza su cui si fonda la civile convivenza.

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