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“BUTTARE VIA LA CHIAVE”

La commissione welfare e pari opportunità si è occupata ieri della situazione delle carceri genovesi, ascoltando i rappresentanti della polizia penitenziaria e la direttrice del carcere di Marassi dott.ssa Milano.

E’ di circa 200 il numero dei detenuti in sovraffollamento rispetto al numero di detenuti previsti complessivamente nei due istituti di Marassi e Pontedecimo.

La polizia penitenziaria ha lanciato un grido di allarme in relazione alla carenza di organico e alle condizioni delle carceri in Liguria, perfino alla carenza di divise per gli agenti.

L’assessore Garassino, nella sua replica, ha puntualizzato che resta dell’idea che per i reati gravi sia meglio “buttare via la chiave”.

Il disagio della polizia penitenziaria non è frutto solo della carenza di risorse e investimenti, ma anche e soprattutto di una politica che preferisce la propaganda e il linguaggio da bar ad una visione complessiva del sistema giustizia.

L’invito a “buttare via la chiave”, che Salvini pronuncia quasi ogni giorno, è per primo una mancanza di rispetto verso la polizia penitenziaria che non fa la guardia ai muri ma costituisce un tassello fondamentale di un sistema fondato sulla finalità rieducativa della pena come stabilito dalla nostra Costituzione.

La propaganda non aiuta mai a risolvere i problemi. Questo governo, al grido di “fermiamo lo svuota-carceri” ha smantellato ancora prima che entrasse in vigore la riforma dell’ordinamento penitenziario portata a compimento dopo mesi di lavoro della Commissione Giostra. Si sarebbero eliminati gli sconti di pena automatici, privilegiando percorsi individuali di rieducazione, istituite la sorveglianza dinamica all’interno delle carceri e potenziata l’assistenza psichiatrica.

Tutto abrogato. Riforma smantellata e si riparte da zero.
Senza un progetto, senza un’idea che non sia la solita battuta da bar. Intanto, nell’ultimo anno aumenta il sovraffollamento e le carceri sono piene di detenuti recidivi.

E mentre chi governa sorride a buttare via le chiavi, viene in mente Voltaire che pretendeva di misurare dalla condizione delle carceri il grado di civiltà di una nazione.
Oggi passerebbe per un buonista radical-chic.

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