Genova e la Liguria non riescono ad uscire dalla crisi. Lo certificano tutte le analisi e le rilevazioni compiute negli ultimi mesi, nonostante i continui appelli all’ottimismo che provengono da Comune e Regione.
Lo confermano i dati resi noti dall’Ufficio Studi di Confindustria: nel primo semestre 2019 sono calati dello 0,9% gli occupati nelle aziende genovesi. E se il dato non è peggiore lo dobbiamo soprattutto all’impennata della cassa integrazione (+181% di quella straordinaria) che ha portato le ore complessive di cassa da 1.376.000 a 3.248.000.
Calano i traffici portuali, con un -4,7% delle merci in container e un -8,4% del traffico siderurgico.
Calano i numeri del turismo -6,9% degli arrivi e -7,3% delle presenze nel periodo gennaio-maggio 2019. In valori assoluti significano 23.700 pernottamenti in meno che rischiano di diventare 60.000 alla fine dell’anno. Con le previsioni di Booking che stimano un calo del 30% per l’intera stagione estiva.
Secondo i dati di Immobiliare.it il valore medio immobiliare nel Comune di Genova è calato nel primo semestre 2019 del 2,3%. Consolidando un calo progressivo che si attesta al -9,1% negli ultimi due anni, in netta controtendenza con le altre grandi città italiane, che hanno segnato nello stesso periodo una crescita del 7,2% a Bologna, del 9,1% a Milano, del 9,6% a Firenze.
Cala la popolazione residente. Secondo i dati ISTAT Genova apre il 2019 con 578.000 abitanti, con un calo di 2.097 abitanti sul 2018 e di ben 5.601 abitanti sul 2017 cristallizzando una decrescita dell’1%. Il sindaco a inizio mandato aveva promesso una crescita di 100.000 abitanti in cinque anni. Per ora ne abbiamo persi quasi 6.000 in due anni.
Ma le promesse e gli annunci continuano ad ammassarsi le une sugli altri, in una continua tensione entusiastica degna della narrazione della più grande città del Mediterraneo.
Ma fuori dai superlativi e dagli applausi dei clientes, Genova rischia di non essere più neppure una città grande, schiacciata dalla contrazione economica dall’isolamento e dalla fuga dei giovani.
Genova deve ripensare il suo modello di sviluppo, e deve farlo in fretta. Deve smantellare le rendite di posizione che rendono inefficiente il Porto, a cominciare dalle proroghe decennali dei Terminal. Deve ripensarsi come un tassello di innovazione, di produzione e di servizi nel quadro più ampio del nordovest. Altrimenti il collegamento veloce con Milano e Torino che attendiamo da decenni, potrebbe perfino non bastare.
Certamente non sono bastati i fuochi d’artificio, i tappeti rossi e le girandole di questi anni. Ma non c’è tempo per le analisi, anche oggi ci sarà qualcosa da inaugurare mentre si procede senza bussola verso il declino.
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