E’ il giorno del più grande sciopero studentesco mai realizzato nel Paese, con manifestazioni programmate in 160 città italiane, per difendere il pianeta dall’emergenza climatica.
Tra questo e lo scorso venerdì sono circa 150 i Paesi nel mondo in cui giovani e giovanissimi hanno scelto di scendere in piazza per combattere il riscaldamento globale, i cambiamenti climatici, il consumo dissennato delle risorse naturali, e più in generale ogni comportamento umano che non tenga in considerazione la fragilità del pianeta.
Si può fare dell’ironia, e se ne è già fatta troppa, sulla stravaganza di Greta Thunberg, sul suo viaggio in barca a vela, perfino sulla camicia che ha indossato al Palazzo di Vetro. Si può sollevare una polemica sulle assenze degli studenti dai banchi di scuola o sulle giustificazioni perorate dal Ministro dell'Istruzione. Si può perfino credere che sia un modo come un altro per saltare stamattina un compito in classe.
Ma sarebbe come guardare al dito e non alla luna.
Sarà merito di Greta, o colpa nostra che abbiamo spinto il consumo della Terra oltre ogni ragionevole limite tanto da suscitare una reazione, ma certo è che questi ragazzi ci danno la forza di pensare che le cose possono cambiare. Nei gesti personali e quotidiani, nelle scelte di imprese e consumatori, nelle politiche dei governi.
E’ una forza preziosa, profonda e contagiosa che va ascoltata e incoraggiata, evitando inutili strumentalizzazioni.
E’ una riscossa civile che ci impone di cambiare punto di vista su ciò che abbiamo fatto e su quello che vorremmo fare.
Avanti ragazzi! Possiamo ringraziarvi, o forse possiamo fare qualcosa di più: prendervi sul serio.
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