Giovedì in Commissione Consiliare è stato finalmente illustrato il progetto del recupero del Palasport. Sul Waterfront di Levante si gioca da anni un grande equivoco: il progetto di Piano, le ricostruzioni 3D pubblicate sui giornali, le gare internazionali di architetti hanno creato l’illusione che si tratti di una nuova riqualificazione modello Porto Antico.
Non è così. Nel 1992 Genova ha riavuto il suo porto storico grazie ad un fiume di contributi pubblici. Per il Waterfront i denari pubblici sono solo 25 milioni, stanziati dal Governo Renzi, in parte già utilizzati per demolire l’ex Nira, in parte serviranno per realizzare il primo canale intorno al Padiglione Blu, e forse non basteranno.
Non ci sono altri soldi pubblici. Tutta la riqualificazione vera e propria del Waterfront dovrà essere sostenuta da capitale privato. Di qui il percorso ad ostacoli, che ha visto gare fallite, i francesi che si ritirano, gli olandesi che impugnano tutto al Tar.
In pompa magna, lo scorso 4 ottobre Bucci e Toti hanno annunciato che partirà la riqualificazione del Palasport. Diciamo la verità: non è la riqualificazione del Palasport. Si tratta della realizzazione di un edificio completamente nuovo, in cui oltre a un campo sportivo polifunzionale ci saranno funzioni diverse: molto commerciale, ristorazione, palestre, etc.
Il capitale privato richiede remunerazione, ma Genova non può permettersi una nuova Fiumara.
Perchè il Comune non la smette di raccontare storielle, e avvia un confronto con il Municipio, i residenti, le categorie economiche e le associazioni sportive per discutere dei veri contenuti di questo nuovo Palasport e degli altri lotti del waterfront?
Per gestire la più grande trasformazione urbanistica della città serve meno propaganda e molta più trasparenza.
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