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AMIU, UN DECLINO IRREVERSIBILE

Sbandierato come uno dei grandi successi della Giunta Bucci il “salvataggio” di AMIU in realtà nasconde il declino irreversibile della più grande azienda di gestione dei rifiuti della Liguria.

AMIU è rimasta al 100% di proprietà comunale, ma oggi è un’azienda sempre più povera di personale e di mezzi, ha rinunciato a costruire gli impianti di smaltimento, e fa sempre più fatica a garantire anche il normale spazzamento.

Dalla commissione consiliare di mercoledì scorso sul piano industriale di AMIU, è emerso il dato drammatico che l’azienda ha perso negli ultimi tre anni ben 102 operatori. Cento lavoratori in meno a spazzare le strade, a raccogliere e smistare i rifiuti.

Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: i bidoni strapieni sono il segno di una raccolta che arranca, e lo spazzamento conserva un livello di servizio accettabile solo nel centro della città.

La raccolta differenziata è tragicamente al palo: in discesa nel 2018 con il 33,49% contro il 34,22% del 2017, si stima possa salire nel 2019 al 35%. Siamo lontanissimi dal limite minimo del 65% previsto da Regione Liguria.

Negli ultimi 3 anni non è stata realizzata nessuna nuova isola ecologica. Dopo il crollo del Morandi che ha distrutto quella di Campi, le isole sono scese da 4 a 3.

Il versante industriale va perfino peggio: come ampiamente previsto, nonostante le rassicurazioni del Comune, non sarà AMIU a realizzare l’impianto di separazione dei rifiuti e trattamento meccanico biologico a Scarpino, un’opera essenziale che sarà la porta di accesso per l’utilizzo della discarica.

Da ieri è ufficiale: a realizzarlo e a gestirlo per 25 anni sarà IREN, unica società ad aver partecipato al bando.
La stessa IREN che il Sindaco Bucci in campagna elettorale aveva promesso sarebbe rimasta lontana dall’azienda genovese, salvo poi indicare la direttrice generale di AMIU proprio nel consiglio di amministrazione di IREN.

Senza impianti e con sempre meno addetti, AMIU sarà costretta a un rigido regime di contenimento dei costi per non fare aumentare la TARI pagata da cittadini e imprese genovesi.

L’anno scorso, per nascondere l’aumento, il Comune ha calmierato la tariffa spendendo 30 milioni di euro. Non è detto che ci riuscirà quest’anno.

Sarebbe la beffa che si aggiunge al danno: per un servizio traballante reso da un’azienda sempre più debole e che dà meno lavoro in città, i genovesi rischiano di dover pagare sempre di più.

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