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PERMETTE UNA DOMANDA?

La ricostruzione del viadotto sul Polcevera è in ritardo.
Delle 19 campate che dovevano essere innalzate entro fine anno, oggi solo tre sono state poste in quota.
Nelle prossime due settimane si prevede di innalzarne altre tre, forse cinque. Ma siamo comunque lontani dalla best option, con immaginabili ricadute sulla previsione di fine lavori per il 15 aprile 2020.

Colpa della pioggia, del vento forte, delle mareggiate, dei lavori di demolizione che hanno impiegato più del previsto.

Ma oltre agli eventi atmosferici ci sono la mancata pianificazione della gestione dei detriti, per cui ancora oggi sono incerte le modalità di smaltimento, il ritardo con cui Fincantieri approvvigiona le strutture in acciaio, o l’impiego di saldatori sprovvisti delle necessarie certificazioni, per cui si è dovuto inviare a corsi di formazione d’urgenza le squadre giunte da Castellammare.

Tutti ci auguriamo che il ritardo possa essere recuperato, nell’interesse della città.
Ma nell’interesse della città continueremo a fare domande. E pretendiamo risposte.

E’ dallo scorso luglio che le Commissioni del Consiglio Comunale non si occupano della ricostruzione del viadotto.
E chiunque si permetta di verificare lo stato dei lavori, confrontando il cronoprogramma con le immagini del cantiere, le promesse di Bucci con la realtà, viene tacciato di disfattismo, di remare contro, di portare sfortuna.

Vale per i consiglieri comunali, come per la stampa.
I giornalisti che negli scorsi giorni hanno svolto attività di fact checking sull’avanzamento dei lavori, dicendo chiaramente che sarà impossibile finire i lavori ad aprile, sono stati definiti dal Presidente Toti “gufi che si compiacciono se le cose non vanno come dovrebbero, coerenti con la mediocrità di una Liguria cupa, pessimista e rinunciataria, che è stata spazzata via da chi crede nel futuro e nel cambiamento”.

Più del ritardo, è questo l’aspetto più insopportabile.
Chi continua a promettere non accetta verifiche. E se non mantiene, la butta in caciara, rifugiandosi nelle categorie del futuro, della speranza, del rilancio faticoso che peraltro non si vede.

Dicevano a Napoli che Maradona non si discute.
Nella Genova che continua a perdere occupati e abitanti, in cui la raccolta differenziata decresce, e dove al S.Martino fanno salire i pazienti oncologici sui pullman per curarli a Savona, Toti e Bucci si rassegnino a rendere conto delle loro promesse.

Se non altro perché non sono Maradona.

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