L’importante è che procedano, e che il cantiere possa concludersi in un tempo ragionevole.
Non sarà aprile come aveva promesso Bucci l’anno scorso. E probabilmente non sarà nemmeno maggio come ha promesso quest’anno.
Ma, francamente, ha davvero poca importanza che i lavori finiscano in primavera piuttosto che in estate.
Siamo tutti impegnati al massimo perché Genova abbia di nuovo il suo viadotto. Nessuno può rimproverare a nessuno un mese o due o tre mesi in più per un cantiere così complesso. Quindi non è il caso di fissare date e promettere inaugurazioni.
Tutta questa spinta a recuperare il tempo perduto rischia solo di fare altri danni. L’incendio di questa notte e l’incidente sul lavoro dell’altra settimana sono a testimoniare la complessità della ricostruzione e il rischio per la sicurezza e la salute dei lavoratori.
Per il 2020, propongo di fare un patto. Bucci la smetta di promettere e di fissare date per l’inaugurazione. Noi non faremo polemiche sul ritardo.
Si lascino lavorare le maestranze, nella massima sicurezza, tenuto conto della complessità dell’opera. La ricostruzione del nuovo viadotto può essere una festa per la città, ma non potrà esserlo se sul Polcevera avremo nuovi martiri.
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