Diceva Henry Ford che la pubblicità è l’anima del commercio. E’ certamente anche un buon indicatore della salute di un’economia. E le cose non vanno affatto bene.
Se ne sono accorti anche i cittadini genovesi. Gli spazi 6 x 3 sono quasi tutti vuoti, e su molti muri della città compare ancora la pubblicità di concerti estivi o di svendite promozionali autunnali.
I numeri fanno ancora più impressione. Nell’ultimo triennio le richieste di autorizzazione per le affissioni pubbliche nella nostra città sono calate del 32,7%, da 1925 del 2017, a 1296 nel 2019.
I manifesti affissi sono calato negli ultimi due anni del 19,3%, passando da 437mila a 347mila. 90mila manifesti in meno. Vuol dire che rispetto al 2017 quest’anno sono stati affissi 250 manifesti in meno ogni giorno, domeniche comprese.
Si dirà che nell’epoca dei social e degli smartphone le affissioni non tirano più, e che la pubblicità si fa altrove. E’ vero solo in parte. I dati di Nielsen di settembre 2019 dicono che il calo delle affissioni nel mercato pubblicitario italiano è dello 6,8%.
Un dato inferiore da 3 a 5 volte alla crisi pubblicitaria genovese.
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