Sono solidale con i lavoratori dello stabilimento di Cornigliano, che lottano contro due enormi ingiustizie.
La prima è il mancato rispetto degli accordi sottoscritti da Arcelor Mittal, che ha rilevato ILVA in esito ad una gara pubblica vinta sulla base di un piano industriale e che ha deciso, dopo pochi mesi, di non rispettarlo, invocando migliaia di esuberi. Ne è seguita una trattativa tra Ilva commissariata e Arcelor cui non sono stati coinvolti i sindacati. E il giorno dopo l’accordo, a Genova 130 lavoratori sono collocati in cassa integrazione. Una soluzione inaccettabile nella sostanza e anche nel metodo: i lavoratori si coinvolgono nella trattativa, non si mettono davanti al fatto compiuto.
La seconda ingiustizia, grave quanto la prima, è che l’azienda cerca di impedirgli di lottare. Parandosi dietro l’emergenza coronavirus, Arcelor ha negato gli spazi per l’assemblea dei lavoratori. E’ inammissibile. La democrazia non può andare in malattia. Non si può impedire ai lavoratori di difendere i propri diritti attraverso lo sciopero e la mobilitazione.
Intervenga il Governo. Fermi ogni decisione dell’azienda fino al raggiungimento di un accordo con i lavoratori. E si faccia partire subito una nuova trattativa coinvolgendo i sindacati, e difendendo l’Accordo di Programma.
Certo, oggi la città sarebbe più forte se martedì il Consiglio Comunale non avesse votato una delibera che modifica unilateralmente quell’Accordo. Sono bastati due giorni per sbatterci il naso. E chissà che anche grazie alla lotta dei lavoratori si capirà quanto quel voto è stato un drammatico errore.
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