Questa crisi ci ha già cambiati. E il peggio lo avvertiremo alla riapertura, con conseguenze potenzialmente devastanti per l’economia ligure che nonostante i tappeti rossi e i tanti fuochi d’artificio non aveva ancora superato la crisi economica del 2008.
Genova non farà eccezione. Una città che traeva una parte considerevole del proprio reddito da turismo, crociere, o servizi messi a serio rischio come bar, ristoranti e stabilimenti balneari, dovrà ripensarsi profondamente già dalle prossime settimane.
Il tema non è banale. E le soluzioni non facili. Siamo chiamati a ripensare il nostro modello di sviluppo, in funzione di comportamenti e abitudini che necessariamente cambieranno anche a fine emergenza.
Servono competenze, in particolare legate all’innovazione tecnologica, capacità di immaginare oltre l’orizzonte, e soprattutto risorse. Cominciando a non gettare alle ortiche quelle che ci sono, a partire dai fondi regionali.
Il bando di Regione Liguria che destina 3,5 milioni per il rimborso di tablet e strumenti informatici alle famiglie con figli in età scolastica, riservandone 1 milione a chi frequenta le scuole paritarie è un primo cattivo esempio.
Anche il Comune di Genova non sembra avvertire l’esigenza di cambiare rotta.
Anzi, ha avviato la selezione di 2 dirigenti e 3 funzionari a tempo determinato per 2 anni per seguire l’organizzazione della regata Ocean Race in programma a Genova per la primavera 2022.
Si tratta dei dirigenti Executive Director e Commercial Director, e dei funzionari Stop Over Manager, Event Manager, Destination Manager.
I nomi soni inglesi, ma i denari per pagarli genovesissimi. Abbiamo interrogato la Giunta per capire quanto ci costerà e se non si poteva ricorrere a risorse interne all’Ente.
Nell’ultima variazione di bilancio, che andrà in discussione martedì prossimo in Consiglio Comunale, sono previsti in 800.000 euro i proventi da sponsorizzazioni.
Non molto per una manifestazione che costerà circa 11,6 milioni, e che in attesa degli sponsor è già costata quasi 2 milioni di risorse comunali.
Ma al di là dei conti, sarebbe tempo di una riflessione più ampia. Oggi ha ancora senso un evento del genere, una manifestazione che Genova ha ottenuto perché tutte le altre città (da ultima Taranto) si sono ritirate per timore dei costi eccessivi?
Ripensare il nostro modello di sviluppo vuol dire anche avere la capacità di comprendere quando cambia il vento, e avere il coraggio di cambiare rotta.
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