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FILOBUS, UNA SCELTA AL RIBASSO

Nonostante una prima bocciatura del Ministero a novembre 2019 per gravi carenze progettuali, il Comune insiste nella richiesta di finanziamento di 471 milioni di Euro per realizzare quattro linee di filobus, sulle direttrici del centro, ponente, levante e Val Bisagno.

A prescindere dalla decisione del Ministero che dovrebbe arrivare nelle prossime settimane, la scelta di Tursi fa acqua sotto vari profili.

Innanzitutto il mezzo. La tecnologia filoviaria è in netto e irreversibile declino. Nessuna grande città italiana ed europea negli ultimi anni ha investito sui filobus, ad eccezione di qualche sporadico esempio nei paesi dell’Est.

Al contrario 259 città in Europa hanno attivato almeno una linea di tram. E Genova è l’unica città europea sopra i 500mila abitanti a non esserne provvista.

Ma non è solo un problema di mezzo. Il progetto del Comune non assicura una maggiore velocità del trasporto pubblico, perché in parte considerevole il percorso dei filobus non sarà in sede riservata.

La spesa di quasi mezzo miliardo di Euro non produrrà un aumento dell’utenza perché il progetto non garantisce un aumento della capienza, e anzi lascia intendere un calo della portata massima nelle ore di punta, e un taglio dei chilometri annui percorsi.

Il disegno delle nuove linee manca poi di valutare l’integrazione con la metropolitana e con il trasporto ferroviario, che sarà centrale quando termineranno i lavori del nodo di Genova.
Dagli assi di forza viene tagliata fuori completamente la Valpolcevera, e assurdo e incomprensibile è il caso di Voltri che sarebbe esclusa dalla linea di ponente, il cui capolinea si attesterebbe a Palmaro.

Se si guarda il dettaglio del progetto, si scopre poi che una parte rilevante del finanziamento verrà utilizzata per ristrutturare le rimesse AMT di Staglieno e di Gavette, senza alcun impatto sulla mobilità.

Nei giorni scorsi una serie di associazioni (WWF, Fridays for Future, Sì Tram, Legambiente Liguria, MobiGe, Famiglie Senza Auto) hanno scritto al Ministero tutte le perplessità su una proposta di Tursi, mai condivisa con nessuno, neppure oggetto di un esame nei Municipi e in Consiglio Comunale.

Quello dei filobus è un progetto vecchio, tirato fuori dal cassetto per presentarlo al Ministero, senza alcun orizzonte, senza fare i conti con la città che cambia e con le tecnologie applicate nelle altre città.

Una scelta al ribasso, nel segno della sciatteria e della sola esigenza di risparmio per AMT, senza guardare ai bisogni dell’utenza.

Il Comune sembra finito in un vicolo cieco, stretto tra il rischio di perdere il finanziamento o quello di ottenerlo senza però migliorare il trasporto cittadino.
Esiste una terza via: cambiare il progetto, radicalmente.

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