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SOLO A GENOVA SI PAGA LA TARI A GIUGNO

Genova è praticamente l’unica delle grandi città italiane in cui il Comune non ha rinviato a dopo l’estate la scadenza per il pagamento della tassa sui rifiuti.

Inizialmente prevista per il 30 aprile, il pagamento è stato prorogato al 30 giugno per le utenze domestiche e al 15 luglio per quelle non domestiche.

E in questi giorni, cittadini, imprese e commercianti si sono visti recapitare la richiesta di pagamento dell’acconto, pari all’83% del dovuto per le utenze casalinghe e al 50% per negozi, uffici e imprese.

Il saldo arriverà a dicembre, secondo le tariffe che il Consiglio Comunale approverà entro la fine di luglio.
Ma vista la situazione di grande sofferenza di liquidità per famiglie e imprese, non si poteva rinviare il pagamento a dopo l’estate?

Il Sindaco Bucci – tanto per fare campagna elettorale – ha dato la colpa al Governo: “senza risposte da Roma, non abbiamo potuto prorogare i termini ulteriormente”.

E allora come hanno fatto le altre grandi città? Facciamo qualche esempio:
Milano ha rinviato la TARI al 15 settembre.
Roma al 30 settembre.
Torino ha rinviato le scadenze non domestiche al 16 dicembre.
Bologna ha rinviato tutto al 30 settembre.
Napoli al 30 ottobre.

Gli esempi delle altre grandi città dimostrano che evidentemente si poteva lavorare per un ulteriore slittamento, senza mettere a rischio gli equilibri di bilancio.

Le altre città ci sono riuscite anche approfittando del “Fondo per l’esercizio delle funzioni fondamentali” istituito dall’art. 106 del Decreto Rilancio, che ha stanziato 3 miliardi di Euro a favore dei Comuni e 500 milioni a favore delle Province.

Un trasferimento di fondi per compensare i Comuni del minor gettito o delle minori entrate in conseguenza dell’emergenza Covid. Il 30% del Fondo è già stato liquidato ai Comuni, e Genova ha già incassato circa 12 milioni. La liquidazione del restante 70% sarà definita entro il 10 luglio. Per questo, è difficile pensare che un rinvio a settembre della TARI avrebbe creato problemi di liquidità.

Insomma, tutte le altre grandi città hanno alleggerito le scadenze tributarie dei loro cittadini. Genova no.

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