MODELLO LIGURIA O NUOVA FASE?

Ieri l’European Centre for Disease Prevention and Control, l’Agenzia dell’Unione Europea che monitora l’andamento della pandemia da Covid-19, ha inserito la Liguria nella zona rossa.
Siamo l’unica regione italiana insieme alla Valle d’Aosta.

I numeri della Liguria sono preoccupanti e fuori controllo anche rispetto alle altre regioni. Per giorni abbiamo avuto il numero di positivi sui tamponi effettuati più alto d’Italia e quasi il doppio della media nazionale.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità la Liguria ha registrato nelle scorse settimane il più alto tasso di crescita in rapporto agli abitanti.

E intanto registriamo 540 pazienti ricoverati e 34 in terapia intensiva, con i pronto soccorso di nuovo in affanno e con le ASL che non riescono neppure a rispondere al telefono. Siamo tornati ai numeri del 7 maggio, quando uscivamo da due mesi di lockdown.

Ieri il PD, insieme alle altre forze di minoranza, ha lanciato una serie di proposte articolate per affrontare l’emergenza. Il Presidente Toti ha risposto offrendo collegialità nelle decisioni a partire dei prossimi giorni.
Vedremo se sarà davvero così. Ma è un buon segno.

Il modello Liguria non esiste. Oppure non ha portato risultati.
Le misure adottate fino ad oggi sono contraddistinte da una confusione di fondo che alterna organizzazione di grandi eventi (71.000 partecipanti al Salone Nautico e 12.000 ai Rolli Days) a ordinanze regionali che vietano le manifestazioni pubbliche e private e ordinanze comunali che impongono il coprifuoco in quattro quartieri senza chiudere le sale bingo.

La situazione sta peggiorando. Per combattere il coronavirus servono decisioni dolorose, e per farlo ci vuole coesione e condivisione tra le forze politiche e con le forze sociali.

Per affrontare l’emergenza serve una nuova fase, fatta di trasparenza dei dati, ascolto degli esperti, condivisione degli obiettivi e delle scelte.

Per questa nuova fase il PD è pronto. E lo sta dimostrando.