Dopo 60 giorni di stallo, il Sindaco Bucci ha sostituito i due assessori dimissionari con l’ingresso in giunta di Massimo Nicolò che si occuperà di salute e servizi civici, e Lorenza Rosso che si occuperà di avvocatura e famiglia.
Ai due nuovi assessori un sincero in bocca al lupo. Come primo compito dovranno capire il perimetro delle loro deleghe, giacché non sono mai esistiti assessori all’avvocatura (in ogni comune la competenza del Sindaco) né alla salute (che è materia regionale).
Quali strumenti avrà il nuovo assessore comunale alla salute? Nessuno lo sa. E non c’è da stupirsi che per stessa ammissione del Sindaco si tratti del primo caso in Italia.
Ma non è un problema solo dei nuovi entrati. Con il rimpasto, il Sindaco ha movimentato le deleghe, facendo uscire dal perimetro della Giunta settori estremamente rilevanti che non saranno più seguiti da assessori ma da consiglieri delegati a titolo gratuito.
Il caso più eclatante è quello delle politiche sociali. Il settore che impiega la parte più rilevante delle risorse libere del bilancio comunale non avrà più un assessore di riferimento.
Siamo arrivati all’assurdo per cui Regione Liguria che è competente in materia di salute non ha un assessore alla sanità, e il Comune che ha competenza sui servizi sociali non ha un assessore alle politiche sociali.
E’ un segnale preoccupante, per la scarsa attenzione ai bisogni socio-sanitari specie in questo drammatico momento di emergenza, ma anche per gli effetti di disorganizzazione degli uffici.
La scarsa considerazione del gioco di squadra e del ruolo politico degli assessori, ha infatti condotto il Sindaco a nominare assessori con deleghe che sono squisitamente tecniche come l’avvocatura, oppure che hanno a che fare poco o nulla con i compiti del Comune, come porto e mare, sviluppo economico e salute.
Salvo poi attribuire ai consiglieri delegati incarichi rilevantissimi di amministrazione attiva nei settori delle politiche sociali, del decentramento, della protezione civile, dell’edilizia residenziale pubblica, dello sport.
Svuotare la giunta di competenze dirette sugli uffici non è solo un errore politico che crea confusione e disorganizzazione, ma rischia di essere un atto illegittimo in violazione dello Statuto del Comune e censurabile dalla magistratura contabile per gli inevitabili effetti di duplicazione dei costi.
Colpisce che dopo 60 giorni di attesa il rimpasto di giunta risponda molto più agli equilibri tra i partiti che non ai bisogni della città e dei genovesi.
Quella che è sbandierata per innovazione nell’amministrazione in realtà è solo vecchia cattiva politica.
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