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RECOVERY, UNA LISTA DELLA SPESA SENZA VISIONE

Senza alcun confronto con le forze politiche e sociali Comune e Regione hanno approvato l’elenco delle richieste degli interventi per cui si chiede il finanziamento con il Recovery Fund.

E’ una lista della spesa, in cui sono finite molte delle opere ferme da anni, senza una particolare attenzione alle ricadute occupazionali e agli obiettivi del meccanismo europeo di ripresa.

Seri dubbi sorgono inoltre dallo stato progettuale degli interventi inseriti, visto che il Fondo impone che le risorse siano impegnate entro il 2023 e i lavori terminati entro il 2026.
E il fatto che il Comune abbia respinto la nostra richiesta di visione dei progetti, non fa che confermare i nostri dubbi.

La parte del leone tocca alle infrastrutture con 17 miliardi su 22. Ma dentro c’è un po’ di tutto compreso opere che spetterebbero ad Anas o al concessionario autostradale.
Ci sono 600 milioni per la nuova diga del Porto, 230 milioni per la funicolare agli Erzelli, 500 milioni per la metro in Valbisagno. Una decina di milioni per nuove piste ciclabili in Valbisagno e Valpolcevera.

L’elenco prevede 1,3 miliardi per la ristrutturazione degli ospedali liguri, comprendendo 185 milioni per l’Ospedale di Erzelli, altri 103 milioni per il Galliera, e 318 milioni per gli altri ospedali genovesi.
Solo 20 milioni per il potenziamento della medicina di prossimità.

Poco o nulla per la rivoluzione verde. Nessuna risorsa per la bonifica della discarica di Scarpino, ma in compenso spuntano 103 milioni per realizzare un inceneritore.

Il capitolo cultura e istruzione è tutto assorbito da 136 milioni per l’edilizia scolastica a Genova e da 144 milioni per l’Università ad Erzelli.

Grande assente l’inclusione sociale e l’equità generazionale e di genere.
Nell’elenco trova spazio il Parco del Polcevera con 140 milioni, la riqualificazione del Centro Storico con 60 milioni, e infine 14 milioni per spostare la sede di Città Metropolitana all’ex facoltà di economia di Via Bertani.

Difficile capire cosa verrà finanziato davvero, visto che sui 22 miliardi richiesti alla Liguria ne toccheranno circa 6.

Ma intanto l’elenco degli interventi dimostra come si sia persa l’occasione di ripensare il nostro territorio, facendo esperienza dell’emergenza sanitaria e della crisi economica.
Non è ripescando i progetti fermi o riesumando vecchie ricette che si costruisce il futuro della Liguria.

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