I Comuni di Roma, Milano, Torino e Bergamo hanno rimosso i manifesti “pro vita” in quanto fuorvianti, inopportuni e lesivi della sensibilità delle donne.
Il Comune di Genova no. Lo aveva già deciso la Giunta, e ieri lo ha confermato il Consiglio Comunale respingendo con 21 voti a 14 un nostro ordine del giorno che chiedeva la rimozione dei manifesti che paragonano la pillola abortiva ad un veleno.
Rispondendo ad una mia interrogazione, la Giunta ha precisato che “dovere dell'Amministrazione è porsi con trasparenza ed imparzialità assoluta di fronte alle diverse espressioni del pensiero, senza alcuna possibilità di interferire nelle scelte comunicative ovvero condizionarne nel merito i contenuti” e inoltre che “il bozzetto del manifesto riporta tra le motivazioni della campagna gli articoli 2 e 32 della Costituzione, in riferimento al diritto alla vita e alla salute, dichiarando che la finalità è quella di suscitare un dibattito plurale”
Comunque la si pensi sull’aborto, resta il fatto che la pillola abortiva non è un veleno. Basterebbe questa considerazione a far rimuovere i manifesti.
Non c’era bisogno di violentare la Costituzione, per difendere la scelta di assecondare un messaggio falso e gravemente lesivo della sensibilità di ogni donna.
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