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5 febbraio 2021
LA FASE NUOVA E LA SOLITUDINE DEI POKERISTI
L’incarico a Mario Draghi apre una fase politica nuova.
Ed è importante che la coalizione che fino ad oggi ha sostenuto il governo Conte arrivi a questo appuntamento senza frammentarsi, per imprimere al nuovo governo una linea europeista, di attenzione al mondo del lavoro, alle politiche di genere, e alle tante fragilità create dalla crisi.
Sarebbe sbagliato dimenticare cosa è avvenuto nell’ultimo anno e mezzo, e sarebbe ingeneroso liquidare il governo uscente con un giudizio negativo.
Se la maggioranza parlamentare si è saldamente collocata nel solco dell’europeismo, se il governo Conte ha saputo affrontare i momenti più acuti dell’emergenza sanitaria, lo dobbiamo alla tenuta di una coalizione alternativa alla destra.
E al quotidiano impegno del PD che con lealtà e dignità ha creduto in quell’alleanza di governo, e con le stesse lealtà e dignità ha affrontato questa crisi.
Anche a costo di sembrare in questi giorni un pugile suonato, anche a costo di farsi prendere in giro da chi vive la politica come una mano di poker.
Oggi è evidente a tutti che se il PD non avesse difeso quell’alleanza e Giuseppe Conte fino all’ultimo, non ci sarebbero le condizioni per costruire un ampio sostegno al governo Draghi.
Non ci sarebbero le condizioni per sottrarre il nuovo governo al ricatto delle destre, e per mantenere l’unità di una coalizione alternativa alle forze populiste.
Perché sul tavolo oggi non c’è solo la costruzione di un governo autorevole – e qui nessuno può fare meglio di Draghi – ma anche la prospettiva di un orizzonte politico che non frantumi il centrosinistra, che non consegni il PD all’isolamento o peggio ad un asse pur di emergenza con la destra.
Se in queste ore si riuscirà a non disperdere il valore aggiunto di un’alleanza progressista a sostegno di un governo di alto profilo, il PD porterà a casa un risultato importante per il Paese e per il futuro del centrosinistra.
Con buona pace di chi preferisce contemplare i suoi quattro assi, in splendida solitudine.
L’incarico a Mario Draghi apre una fase politica nuova.
Ed è importante che la coalizione che fino ad oggi ha sostenuto il governo Conte arrivi a questo appuntamento senza frammentarsi, per imprimere al nuovo governo una linea europeista, di attenzione al mondo del lavoro, alle politiche di genere, e alle tante fragilità create dalla crisi.
Sarebbe sbagliato dimenticare cosa è avvenuto nell’ultimo anno e mezzo, e sarebbe ingeneroso liquidare il governo uscente con un giudizio negativo.
Se la maggioranza parlamentare si è saldamente collocata nel solco dell’europeismo, se il governo Conte ha saputo affrontare i momenti più acuti dell’emergenza sanitaria, lo dobbiamo alla tenuta di una coalizione alternativa alla destra.
E al quotidiano impegno del PD che con lealtà e dignità ha creduto in quell’alleanza di governo, e con le stesse lealtà e dignità ha affrontato questa crisi.
Anche a costo di sembrare in questi giorni un pugile suonato, anche a costo di farsi prendere in giro da chi vive la politica come una mano di poker.
Oggi è evidente a tutti che se il PD non avesse difeso quell’alleanza e Giuseppe Conte fino all’ultimo, non ci sarebbero le condizioni per costruire un ampio sostegno al governo Draghi.
Non ci sarebbero le condizioni per sottrarre il nuovo governo al ricatto delle destre, e per mantenere l’unità di una coalizione alternativa alle forze populiste.
Perché sul tavolo oggi non c’è solo la costruzione di un governo autorevole – e qui nessuno può fare meglio di Draghi – ma anche la prospettiva di un orizzonte politico che non frantumi il centrosinistra, che non consegni il PD all’isolamento o peggio ad un asse pur di emergenza con la destra.
Se in queste ore si riuscirà a non disperdere il valore aggiunto di un’alleanza progressista a sostegno di un governo di alto profilo, il PD porterà a casa un risultato importante per il Paese e per il futuro del centrosinistra.
Con buona pace di chi preferisce contemplare i suoi quattro assi, in splendida solitudine.