Nicola Zingaretti in questi due anni ha raccolto un partito isolato e diviso, e lo ha rimesso al centro della scena politica. Ha tenuto la barra dritta sui valori e sulle idee di fondo ed è stato capace di costruire alleanze larghe che ci hanno permesso di vincere diverse elezioni amministrative e regionali.
Alle elezioni Europee del 2019 il PD ha ottenuto il22,7% contro il 18,7% delle politiche 2018. La responsabilità e le competenze del PD hanno consentito di gestire con il secondo governo Conte la fase più critica dell’emergenza sanitaria e economica.
Dobbiamo soprattutto a Nicola Zingaretti la svolta europeista di questo parlamento, la nomina di Paolo Gentiloni a commissario UE all’economia. Sarebbe miope non vedere il ruolo decisivo del PD nella svolta di approccio della Commissione Europea.
Anche nelle ultime settimane, a Nicola Zingaretti va il merito di avere evitato l’isolamento del PD, e di aver creato le condizioni per il sostegno del M5S al governo Draghi.
Eppure, invece di guardare alla luna nel PD da settimane ci guardiamo il dito. Capisco Nicola, e lo ringrazio per la sua serietà, per quello che ha fatto e per quello che farà ancora da segretario nazionale del PD.
L’Assemblea Nazionale del 13-14 marzo respinga le sue dimissioni, metta fine al chiacchericcio, e porti il PD a tornare a occuparsi dei problemi degli italiani.
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