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UN BILANCIO CHE FOTOGRAFA LA CRISI DELLA CITTA’

Il bilancio di previsione 2021 fotografa la crisi della città, senza il coraggio di compiere le scelte necessarie per superare la crisi economica e sanitaria.

Allo scorso 30 giugno i cittadini genovesi erano 571.382. La decrescita della popolazione non solo non si ferma ma accelera: abbiamo perso 12mila abitanti in poco più di tre anni.
Il primo semestre 2020 è stato un anno terribile, per i traffici portuali (-18%) per i traghetti (-62%), per le crociere (-82%), per l’aeroporto (-73%).
Il saldo tra imprese avviate e cessate è negativo per 550 unità.

Non abbiamo dati precisi sull’occupazione in città, anche perché Bucci ha sospeso la pubblicazione dell’annuario statistico. Ma i numeri della Liguria sono preoccupanti: nel secondo trimestre gli occupati calano del 4%. Il punto più basso di sempre.

In questo quadro, preoccupa un bilancio che non si fa carico del cambiamento.
Non solo perché non sappiamo quando l’emergenza sanitaria finirà, ma perché sappiamo già oggi che questa crisi ci ha cambiato per sempre. E la supereremo solo con idee, strumenti e proposte diverse da quelli del passato anche recente.

Aumenta complessivamente la spesa generale, ma cala di 2 milioni il budget delle politiche sociali, e di oltre un milione per Palazzo ducale e per le politiche culturali.
Si scommette ancora sulla vendita di patrimonio pubblico (tra cui Palazzo Galliera, Palazzina Q8, Mercato di P.za Statuto), da cui si pensa di ricavare 26 milioni in due anni.
L’indebitamento cala meno del previsto: 1.084 milioni contro l’obiettivo di 1.055.

Il piano triennale dei lavori pubblici contiene la previsione più bassa di sempre per la prima annualità: 64 mln per il 2021. Erano 92 nel 2020, 81 nel 2019.
E inoltre cancella il budget dei Municipi per le manutenzioni, riportandoci indietro nel tempo alla stagione dei presidenti di circoscrizione che bussano alla porta dell’assessore con il cappello in mano.

Il bilancio lascia irrisolti i grandi temi della città: le manutenzioni, il ciclo dei rifiuti, il sistema dei trasporti, la crisi del turismo, il tema dell’attrattività della nostra città, sotto il profilo sia delle imprese che degli abitanti.

Manca l’idea che per superare la crisi dobbiamo cambiare il nostro modello di sviluppo, investire sulla compatibilità ambientale e energetica, praticare il consumo zero del suolo, avviare vasti progetti di pedonalizzazione, combattere le disuguaglianze attraverso la protezione sociale e le politiche di genere. Manca l’idea di cosa sono i centri urbani dopo la pandemia, di come cambia la mobilità con l’incremento dello smart working.

Non ci salveranno le nuove superfici commerciali di S. Benigno, o le speculazioni residenziali della Vesima. Non ci salverà nemmeno il fiume di 7,5 milioni in due anni per la regata Ocean Race.
In questo bilancio non c’è la consapevolezza che tutto è cambiato e non si vede una visione di Genova futura.

Per questo abbiamo votato contro.

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