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G8: IL FASTIDIO PER UNA MEMORIA CONDIVISA

Il fastidio per la ricorrenza dei vent’anni del G8 di Genova è particolarmente indicativo della visione manichea e provinciale dell’amministrazione Bucci.

Tanto più che a vent’anni di distanza si dovrebbe avere raggiunto una certa maturità di giudizio su un evento che ha colpito la coscienza di tutti i genovesi, a prescindere dalle idee politiche.

Abbiamo assistito ad una serie di giustificazioni e giri di parole del Sindaco e dell’assessore alla cultura per spiegare che nessuno è contrario a ricordare il G8, però…

Però la manifestazione non deve essere divisiva.
Però il convegno non può essere organizzato da forze politiche.
Però il calendario deve essere autorizzato dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza.

E’ certamente meno problematico organizzare convegni su San Giorgio e il drago o sulle repubbliche marinare, ma avere timore di una riflessione pubblica sul G8 di Genova è il sintomo soprattutto di un fallimento.

Il fallimento del Comune, innanzitutto.
Perché avrebbe dovuto promuoverla l’amministrazione quella riflessione, proprio per il fatto che il protagonista assoluto di quei giorni fu la città. La città restaurata, la città al centro del palcoscenico, e poi la città danneggiata, picchiata, indignata.

Negando il patrocinio e quindi gli spazi di Palazzo Ducale all’arcipelago di organizzazioni che contribuirono al Genoa Social Forum con la scusa che alcune fanno politica, il Comune pare confondere la politica con la propaganda elettorale.

Invocare la censura preventiva della Prefettura, oltre ad essere un goffo tentativo di scarica barile, è fuori da ogni regola democratica. Il comitato per l’ordine e la sicurezza si occupa dell’ordine pubblico non di selezionare convegni.

Anche i fenomeni divisivi contribuiscono a costruire una memoria e una identità condivise.
Lo è stato per la resistenza o per il 30 giugno del 1960.

E lo scorrere del tempo dovrebbe aiutare a trasformare in memoria collettiva anche gli aspetti più controversi.
Non nella Genova di Bucci.

Tutti ricordiamo Beppe Pericu, in maniche di camicia, mediare in piazza davanti alle grate tra manifestanti e forze dell’ordine. Il Sindaco in quei giorni rappresentò davvero tutta la città.

Non chiediamo a Bucci di farsi Pericu.
Può bastare molto meno. Basterebbe non avere paura dei genovesi.

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