Sono passati tre anni da quel 14 agosto che ci ha cambiati per sempre.
Ha cambiato il volto della nostra città e la percezione che abbiamo delle infrastrutture, delle Istituzioni, dello Stato.
Perchè quel 14 agosto è stato innanzitutto un tradimento. Il tradimento di chi doveva vigilare e tutelare la sicurezza di chi semplicemente percorreva la strada di casa, andava al lavoro o partiva per le vacanze.
Non possiamo dimenticare le 43 vittime. E i loro parenti che con grande civile dignità ancora oggi chiedono verità e giustizia.
Non possiamo dimenticare i sacrifici patiti in questi difficili anni da chi ha visto sconvolta la propria esistenza dal crollo del ponte. Chi abita o lavora in valpolcevera, ma non solo.
Il terzo anniversario ci dicono è un anniversario di speranza. Il processo penale ad ottobre entrerà nel vivo per accertare le responsabilità. E questo è certamente un passo avanti verso la verità.
Ma molto resta incompiuto. Nonostante gli annunci di questi anni, i rapporti tra Stato e concessionari autostradali restano troppo opachi. È in quel groviglio di interessi e di poca trasparenza che sono maturate le condizioni per il disastro del Morandi.
E poi la Valpolcevera. Da mesi sentiamo parlare di progetti del Parco del Ponte, e mentre si disegnano aree verdi e cerchi rossi, c'è una comunità che cerca riscatto e futuro, e per ora ascolta solo promesse.
Il territorio che ha i più alti tassi cittadini di disoccupazione e dispersione scolastica richiederebbe una diversa attenzione da parte delle Istituzioni, e una più mirata assegnazione di investimenti e risorse per migliorare la qualità della vita.
Il terzo anniversario ci esorta a non dimenticare. Ma soprattutto deve spronare tutti, ciascuno nel proprio ruolo, a fare sì che nessuno possa più morire così, e perché quel sacrificio non sia avvenuto invano.
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