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GENOVA JEANS, SPIEGATA BENE

Domani si inaugura Genova Jeans, e da genovese non posso che augurarmi il successo della manifestazione. Allo stesso tempo, ritengo doverose alcune considerazioni (non brevi) sulle falle organizzative e sulla mancata trasparenza nei costi.

Partiamo da un presupposto: celebrare la paternità del Jeans e ricordare che il tessuto deve il nome alla resistente tela di fustagno confezionata a Genova già dal Cinquecento è un obiettivo nobile e condivisibile.

Già in passato le amministrazioni pubbliche avevano dedicato alla genovesità dei Jeans convegni, iniziative o vere e proprie kermesse di più giorni.

A partire dalla mostra “Blue jeans, il blu popolare” organizzata nel 1989 a Palazzo San Giorgio dall’assessore regionale Ernesto Bruno Valenziano, che molti genovesi ricordano ancora.
Per proseguire con i quattro giorni di “Blue de Génes” voluti nel 2009 dalla Sindaca Marta Vincenzi, a cui parteciparono i rappresentanti delle principali aziende produttrici di jeans, con convegni, sfilate in piazza e perfino l’esposizione del più grande modello di blue jeans, alto 20 metri e cucito dagli studenti del Duchessa di Galliera.

Nulla di nuovo, quindi, e niente di male (anzi benissimo) se il Comune vuole ricordare la primogenitura del tessuto che ha fatto moda in tutto il mondo.

Dalla teoria alla pratica però il passo può non essere breve, ed è possibile l’inciampo.
Eccoci quindi a Genova Jeans.

1. L’ATTRATTIVITA’ PER GLI ADDETTI AI LAVORI
Genova Jeans, si legge nelle prime delibere di Giunta Comunale del luglio 2020, “si propone di coinvolgere un pubblico numeroso e variegato di addetti ai lavori”.
Più di trenta le aziende invitate. Ne parteciperanno solo due: Candiani e Diesel.
Tanto che sulla stampa specializzata si legge che Genova Jeans è un evento lanciato dalle due aziende, nonostante la manifestazione sia pagata quasi interamente con denari pubblici.
Pensate se al Salone Nautico partecipassero solo due cantieri navali.

2. I COSTI PIU’ CHE RADDOPPIATI
Secondo la previsione contenuta nella delibera di Giunta Comunale n. 301 del 24.12.2020, la manifestazione doveva costare 550.000 Euro, di cui solo 100.000 a carico del Comune.
Oggi nessuno sa dire quanto costerà Genova Jeans. Durante la commissione consiliare di venerdì 27 agosto la Giunta ha dichiarato che i conti si faranno alla fine, e che è comunque previsto un costo di 820.000 Euro.
Gli atti pubblici, però, dicono un’altra cosa. Nella delibera di Giunta Regionale n. 696 del 30.07.2021 si legge che il budget di Genova Jeans ammonta a 1.248.897 Euro.
In pochi mesi, i costi sono più che raddoppiati.

3. LA FUGA DEGLI SPONSOR PRIVATI
Nonostante l’incremento dei costi, sono drasticamente diminuite le contribuzioni di soggetti privati, rispetto alle previsioni del dicembre 2020.
Il contributo della Compagnia di San Paolo è sceso da 100.000 a 50.000 Euro.
Le erogazioni degli sponsor previste in 150.000 sono diventate 70.000 Euro (Esselunga e Costa Crociere).
Le entrate derivante da bigliettazione, crowdfunding e merchandising sono scese da 100.000 a 50.000 Euro.
Un'altra ombra non piccola sull'attrattività della manifestazione.

4. TUTTO A CARICO DELLE RISORSE PUBBLICHE
L'aumento dei costi e la contestuale diminuzione di risorse private ha fatto aumentare a dismisura il contributo di denaro pubblico.
Il preventivo del dicembre 2020 prevedeva un impegno di 200.000 Euro, metà a carico del Comune, e metà della Regione.
Finirà diversamente, con un investimento di denaro pubblico superiore a 1,1 milioni di Euro.
Il Comune di Genova erogherà al Comitato Promotore Genova Jeans 500.000 Euro, a cui si aggiungeranno i 150.000 Euro necessari alla ristrutturazione del quarto piano dell’edificio Metelino che ospiterà Arte Jeans.
L’Agenzia governativa ICE e Liguria International hanno erogato ulteriori 480.000 Euro.

5. IL MARCHIO RESTERA’ PRIVATO
Nonostante la copertura quasi integrale delle spese con risorse pubbliche, la manifestazione e il suo marchio resteranno proprietà privata dell’Comitato Promotore Genova Jeans.
Un ente del terzo settore appositamente costituito per la manifestazione, e partecipato da soggetti che – come pacificamente ammesso alla commissione del 27 agosto – sono al contempo fornitori della manifestazione.

6. ARTISTI E GIOVANI LAVORANO GRATIS
Nonostante il budget faraonico, generosamente sostenuto da denaro pubblico, gli artisti che esporranno alla mostra Arte Jeans e i giovani lavoreranno gratis.
E’ questo il senso della chiamata dei volontari, cui saranno forniti solo i jeans e il pranzo.
Ancora peggio agli artisti che hanno donato le loro opere in jeans al Comune, e che hanno dovuto pagare anche le spese di trasporto.

7. LE RICADUTE SUL CENTRO STORICO
Ci auguriamo che i palchetti su cui musicisti in jeans suoneranno musica country possano contribuire a riqualificare Via del Campo e Via Pre.
Ci permettiamo di dubitare, anche perchè registriamo una discreta confusione nell'organizzazione che si prefigge nel lungo periodo di insediare manifattura tessile nel centro storico. (!!)
E nel breve, si è dimenticata perfino di condividere con commercianti e abitanti anche solo più semplici visite guidate ad un territorio spesso ignorato dai genovesi.
Solo negli ultimissimi giorni, dopo le polemiche sulla manifestazione, sono state programmate illuminazione ad hoc e animazione nella città vecchia. Ottima scelta, più efficace e certamente meno cara di 1,2 milioni di Euro.

8. LA MANCATA TRASPARENZA
Il 2 agosto ho richiesto formalmente al Comune di Genova una serie di documenti non allegati alle delibere di Giunta: il budget della manifestazione, l’elenco dei soci del Comitato Promotore, l’elenco delle entrate previste e delle sponsorizzazioni.
Non ho ricevuto alcuna risposta, ma come al solito generici rimbrotti da membri della Giunta sul pessimismo dell’opposizione.
Eppure, se non c’è nulla da nascondere, basterebbe mettere a disposizione le carte.

9. I COSTI FUORI MERCATO
Secondo quanto affermato dalla Giunta e dagli organizzatori nella Commissione del 27 agosto i costi fuori mercato che erano trapelati sono stati ridimensionati.
Il video promozionale non costerà 119.000 Euro ma solo 60.000 Euro.
E la società Eco Age non chiederà 35.000 Euro per le spese di vitto e alloggio del suo personale (per 5 giorni).
Non avendo potuto esaminare il nuovo budget, è difficile fare qualsiasi commento. Certo è che se non avessimo denunciato pubblicamente lo scandalo dei costi fuori misura nelle scorse settimane, oggi l’organizzazione non avrebbe fatto marcia indietro.

Per concludere, nessuno è contrario ad una manifestazione che celebri i Jeans, ma questo non è il modo di organizzare i grandi eventi.

I grandi eventi si costruiscono coinvolgendo gli amministratori, i cittadini, la città.
Pianificando le ricadute con i commercianti, con gli abitanti, con i municipi. E prevendo costi adeguati agli obiettivi previsti.

Quando manca la trasparenza, quando ad un aumento dei costi a carico del pubblico corrisponde una diminuzione dei contributi degli sponsor, quando commercianti e artigiani lamentano il mancato coinvolgimento, è legittimo chiedere conto di come sono spesi i denari dei genovesi.
E chiedere all’amministrazione di cambiare rotta.

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