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LA DESOLANTE VICENDA DELLA PISTOLA-LAZO

La notizia della fornitura ai vigili urbani della pistola spara corda può fare sorridere, ma da ridere c’è poco.
Dietro la boutade c’è tutta l’inefficace visione da sceriffi della polizia municipale, che in questi anni ha prodotto un dispendio di risorse pubbliche e nessun risultato.

Nel 2018 furono presentati in pompa magna e con la solita prova su strada le bodycam, rivoluzionarie telecamere da attaccare alla divisa degli agenti per filmare tutto.
Che fine hanno fatto? Restituite al mittente, in sordina. La rivoluzione è stata rimandata.

La pistola-lazo che avviluppa il malvivente ha davvero poco a che fare con i compiti della polizia municipale, non risulta mai stata sperimentata in Italia, e sembra utilizzata solo in pochissimi paesi nel mondo (Usa, Cina, Serbia).

La vicenda assume poi tinte più fosche, se si guarda al soggetto che fornisce quest’arma innovativa.
Nell’atrio di Tursi lunedì scorso la pistola è stata presentata da Danila Maffei e Alessandro Bon, nella vita compagni, e nel business rispettivamente titolare e consulente della Defconservices, impresa individuale con sede a Monza.

Dalle notizie apparse in questi giorni sul Fatto Quotidiano e su Il Secolo XIX emerge che entrambi nel 2010 sono stati arrestati per traffico d’armi con l’Iran.
Nel 2018 Alessandro Bon è stato condannato a quattro anni di reclusione, poi assolto in appello per prescrizione. Il processo pende tuttora in Cassazione.

La Maffei viene definita nell’ordinanza cautelare del Tribunale di Milano “pluripregiudicata per reati contro il patrimonio”.

Nonostante ciò, sono fornitori del Comune di Genova.
L’assessore Viale ha smentito che per le nuove pistole ci sia stato un appalto, precisando che si tratta solo di una sperimentazione.

Effettivamente non è chiaro se e quanto corrisponderà il Comune a Defconservices per la sperimentazione delle pistole-lazo.

Dalla verifica degli appalti sul sito del Comune, emerge però che l’amministrazione comunale tra il 2019 e il 2021 ha acquistato dalla Defconservices tre forniture di giubbotti antitaglio per complessivi 28.610 euro.
Il tutto sempre senza gara, mediante affidamento diretto o procedura negoziata ad invito (con un solo invitato).

Atteso che questi soggetti non sono sconosciuti all’ente, la domanda è: perché?
Perché il Comune di Genova si mette in affari con pluripregiudicati e soggetti che hanno in corso processi per traffico d’armi?

Lo chiederò con un’interrogazione alla Giunta, e segnalando la vicenda all’ANAC.

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