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26 novembre 2021
VARIANTE DI VESIMA, DICHIARAZIONE DI VOTO
Siamo fermamente contrari a questa variante urbanistica.
Abbiamo tentato di migliorarla con 238 emendamenti, tutti respinti tranne uno, peraltro identico all’unico emendamento presentato dalla maggioranza.
Ma era evidente fin dall’inizio che questa delibera non potesse essere modificata. Lo abbiamo visto nelle quattro commissioni celebrate, nelle quali nessun esponente della maggioranza ha mai preso la parola esprimendo la propria opinione. Lo abbiamo visto nella discussione di oggi.
Perché non si può modificare questa variante, che è la più grande cementificazione che la città ricordi negli ultimi trent’anni? Perché non abbiamo potuto neppure fare un sopralluogo con la commissione?
Noi crediamo perché questa variante non risponde all’interesse dichiarato nel testo: sviluppare l’agricoltura alla Vesima. Ma piuttosto a interessi diversi, a interessi sommersi, che riguardano più che l’agricoltura la richiesta del proprietario dell’intera collina di rendere edificabili quelle aree.
E’ da decenni che ci prova. Ci ha provato con tutte le amministrazioni comunali prima della vostra. Ci ha provato quando faceva il costruttore edile. Ci ha provato quando la sua impresa è fallita. Ci ha provato prima di fuggire da latitante in Sud America, e ci ha provato anche quando è tornato in Italia dopo l’indulto.
Ha sempre trovato di fronte a sé amministrazioni di centrosinistra che gli dicevano di no: la collina è zona agricola e resta zona agricola.
Fino a che non è arrivata la Giunta Bucci, che gli ha risposto: prego, si accomodi.
Perché dopo trent’anni di no, questa amministrazione ha detto sì al proprietario della Vesima.
Non lo sappiamo, ma certamente non possiamo credere a quello che si legge nel testo della delibera, e cioè che i problemi di spopolamento della Vesima o di abbandono del territorio agricolo dipendono dal fatto che lì non si possano edificare villette.
E’ questo quello che ci dice oggi alla Giunta, nascondendo a quest’aula e alla città il vero motivo.
E qual è il vero motivo? Noi pensiamo abbia a che fare con l’enorme accrescimento di valore di cui godrà il proprietario privato, parliamo di decine e decine di milioni di Euro.
Pensiamo abbia a che fare con un groviglio di opacità, e ce ne sono alcune. Dal progettista della variante, prima incaricato dal proprietario e poi assunto in Comune proprio mentre il Comune doveva valutare la variante.
Ai ringraziamenti al sig. Cattaneo Adorno. che leggiamo sul sito di Genova Jeans.
Quanto c’è costato quel ringraziamento? Quante villette alle Vesima ci è costato l’aiuto che ha dato a Genova Jeans il proprietario della collina?
Ma non c’è solo questo. C’è di più e c’è di peggio.
Prima di tutto, la ragione dell’assenso a questa speculazione è frutto della rinuncia ad ogni volontà e al preciso dovere di pianificare il territorio da parte di questa amministrazione comunale.
Senza un’idea di città, il Comune di Genova non pianifica nulla ma si limita ad assecondare gli interessi particolari che via via gli sono sottoposti.
Ne derivano scelte senza armonia, prive di un disegno complessivo, talvolta confliggenti tra di loro, quasi sempre in contrasto con gli strumenti di pianificazione precedentemente approvati.
Manca lo sguardo di insieme sulla città, si prendono decisioni pezzetto per pezzetto.
La serie record di varianti e aggiornamenti al PUC varati in quattro anni dimostra proprio questo spirito. Il Comune non decide più la destinazione delle aree urbane, compiendo appunto una scelta discrezionale e politica, ma approva le richieste che gli pervengono, al grido di “perché no”. Il Comune sta a guardare, al limite regola il traffico degli interessi, ma non imprime una visione alla città.
E così si arriva all’assurdo per cui si realizzano supermercati e parcheggi sotto la rotonda di Carignano, e si acconsente alla più grande struttura di vendita della città al centro del nodo stradale di San Benigno proprio all’imbocco del traffico passeggeri del porto. O una piscina sul tetto di un supermercato a Nervi.
E non avete neanche il coraggio delle vostre scelte. Perché se volete autorizzare una quarantina di villette alla Vesima, non nascondetevi dietro lo spopolamento e l’agricoltura.
Vi fate scudo dell’agricoltura per autorizzare nuovo cemento. Varate un principio che dice: nelle aree agricole la residenza è una funzione essenziale. Se la Vesima si spopola è perché non si possono costruire villette.
Con le villette tutto tornerà rigoglioso, alla Vesima torneranno le fragole e le altre colture locali, e sarà un tripudio di frutta e di ortaggi.
Bastavano le villette.
Come mai non ci aveva pensato mai nessuno? Perché non è vero.
E lo si capisce anche dal fatto che manca perfino il vincolo di utilizzo delle residenze da parte di imprenditori agricoli professionali. Cioè le nuove abitazioni potranno essere abitate da chiunque, che facciano o che non facciano agricoltura.
E lo spopolamento della Vesima non c’entra nulla con la necessità di costruire nuovi volumi.
Lo spopolamento della Vesima è conseguenza degli sfratti intimati negli anni ottanta dalla stessa proprietà che oggi si lamenta che non ci abita più nessuno. Lo spopolamento discende dalla mancanza di servizi: acquedotto, linee elettriche, fogne, reti telefoniche, mobilità. La maggior parte dei servizi essenziali a Vesima non ci sono.
Ma questo non viene in mente né al proprietario né al Comune. E invece vengono in mente le villette.
Stiamo autorizzando 6.480 mq di nuova costruzione che diventeranno residenze libere.
A queste dobbiamo sommare 2.235 mq di edifici diruti che diventeranno altre residenze
Poi ci sono 960 mq di nuova costruzione come ampliamento dei 4.800 mq esistenti.
Il totale fa 9.675mq di nuove residenze alla Vesima.
Una colata di cemento che trasforma un’area classifica IS-MA-CPA in qualcos’altro. Non c’è più l’insediamento sparso, ma insediamento diffuso. Non c’è più il mantenimento della zona agricola, non ci sono più i corridoi paesaggistici.
Una colata di cemento che arriva soprattutto vicina al mare, perché lì il mercato immobiliare tira di più, altro che agricoltura.
Noi votiamo contro questa variante che è un vero e proprio tradimento del Piano Urbanistico Comunale, è calpesta ogni documento di pianificazione sovraordinata di Città Metropolitana e di Regione Liguria
Dopo decenni in cui tutti gli urbanisti e tutti i comuni più illuminati hanno condiviso il principio del costruire sul costruito e della riduzione del consumo del suolo, il Comune di Genova fa il contrario, mentre il Sindaco ha il coraggio di andare in giro a parlare di sviluppo ecosostenibile.
Il Comune ci dice che la residenza “libera”, cioè non soggetta ai vincoli delle costruzioni residenziali in zona agricola, non è più solo una funzione ammessa o compatibile, ma diventa una funzione essenziale per il conseguimento delle finalità del presidio territoriale e agricolo.
La residenza libera funzione essenziale del presidio agricolo. Come a dire più villette costruiamo più le terrazze della vesima saranno coltivate.
Avrebbero dovuto invitarvi a Glasgow alla Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente per spiegare questo principio innovativo, per difendere l’agricoltura ci buttiamo del cemento.
E’ una follia. Ve lo hanno detto tutti. Gli auditi che abbiamo ascoltato in Commissione, ma soprattutto gli Enti intervenuti in fase di valutazione ambientale.
Ve lo ha detto la Regione: “Si rilevano criticità con riferimento sia al carattere episodico, che al limite di complementarietà al recupero dell’ esistente ( corrispondente a 4800 mq ed ulteriori 2235 mq di rustici diruti) che la nuova edificazione deve garantire. L’indice di edificabilità determina densità edilizie che eccedono i limiti di consistenza dell’insediamento sparso (IS) risultando più proprie di un assetto di tipo diffuso”.
Ve lo ha detto la Soprintendenza: “L’intervento ancorché in fase preliminare, presenta alcune criticità sotto molteplici profili in relazione alla normativa paesaggistica vigente. l’incidenza delle nuove volumetrie dai punti di vista pubblici e dal mare dovrà garantire il mantenimento della percezione dei corridoi tutelati e dovrà essere adeguatamente studiata la nuova quantità edificatoria, il suo collocamento. I nuovi inserimenti, che appaiono quantitativamente troppi ed in contrasto con lo stesso PTCP, dovranno garantire la tipologia sparsa dell’insediamento,e dovranno preservare comunque la continuità degli spazi non edificati, la bassa densità insediativa e i connotati paesistici del corridoio.”
Ve lo ha detto la Città Metropolitana. “Con riferimento a tutti gli strumenti di pianificazione di livello metropolitano, si segnala che particolare attenzione viene posta alla riduzione di consumo di suolo, rispetto alla quale la variante non risulta tenere conto, dovendosi in tal senso effettuare le opportune valutazioni e modificazioni da parte della Civica Amministrazione”.
Voi fate finta di nulla e tirate diritto, e in più volete applicare questo principio non solo alla Vesima ma a tutta la città, in ogni zona agricola superiore ai 10 ettari.
Noi siamo contrari a questa variante, che non c’entra nulla con l’agricoltura e con lo sviluppo ambientale della Vesima.
Questa è una speculazione edilizia bella e buona. Una colata di 10.000 mq di cemento sulla collina della Vesima, infiocchettata con belle parole: i giardini della Vesima, piani agronomici, cartine colorate, con disegni degli alberi.
La realtà è altro. E’ cemento in una zona agricola e in un corridoio paesaggistico.
E questo Consiglio approverà la variante, senza rete. Senza aver prima visto il contenuto della convenzione che stabilirà gli obblighi per il costruttore e per chi abiterà nelle nuove residenze.
Abbiamo chiesto di esaminare la convenzione. Abbiamo chiesto che fosse allegata alla proposta di delibera. Ci è stato risposto di no.
Quello che votiamo oggi non è solo una variante, è il tradimento della pianificazione urbanistica di questa città che ha promesso di non consumare altro suolo.
E lo ha promesso di fronte ai disastri ambientali, davanti al dissesto idrogeologico, davanti alla cementificazione dissennata degli anni 50 e 60, davanti ai muri che cedono, alle frane, all’esondazione dei fiumi.
Voi vi assumete la responsabilità di fare tornare la città indietro di decenni, alle palazzine, alla speculazione edilizia.
Ci promettete alberi e tutela delle colline, e le impermeabilizzate con nuovo cemento.
Oggi noi votiamo contro.
E da domani fuori da quest’aula continueremo a combattere per una Genova migliore, una Genova più verde e più moderna, senza lo sguardo rivolto al passato, alle villette in area agricola, all’indulgenza agli interessi dei palazzinari.
Tutto il mondo ha capito che la tutela dell’ambiente e del paesaggio sono fattori di sviluppo.
Tutto il mondo tranne questa amministrazione.
Dovreste sentire il dovere di spiegare il perché, se non al mondo almeno alle genovesi e ai genovesi.
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