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LA SCELTA DI BUCCI NON E' ALL' ALTEZZA DELLA CITTA'

Bastava poco. Bastava riconoscere l’errore.
Bastava ripetere le parole del consigliere Mario Baroni, che ha chiesto scusa alla Città, perché i valori della Resistenza sono comuni a tutti i genovesi e non sono divisivi, tutt’altro.

Oggi il Sindaco ha dimostrato di non essere all’altezza dei valori della nostra Città.

Ha costruito in aula un improbabile parallelismo tra i fischi ricevuti il 25 aprile (condannati da tutte le forze democratiche) e l’omaggio del Comune di Genova ai caduti di Salò

Non ha chiarito se il Consigliere Gambino ha partecipato alla cerimonia su delega del Sindaco o per sua scelta autonoma.
Non si è espresso sull’opportunità della presenza della fascia tricolore in quella circostanza.
Non ha mostrato neppure un po’ d’imbarazzo per quella fascia circondata da mani tese, teste rasate e tatuaggi delle SS.

Ha preferito invece cimentarsi in un’analisi raffazzonata della Resistenza in cui buoni e cattivi stanno un po’ da tutte le due parti. Arrivando anzi ad insinuare, come nei migliori libri di Pansa, che il Aldo Gastaldi "Bisagno" sia morto per mano partigiana.

Insomma, tutti combattevano per un ideale, ma poi che qualcuno combattesse per quello sbagliato lo si è capito solo dopo.
Allo stesso modo, la presenza di Gambino con fascia tricolore ad omaggiare i repubblichini forse è fuori luogo, ma potremo dirlo solo quando sarà approvato un nuovo regolamento sull’utilizzo della fascia.

Non c’era bisogno di Norimberga per capire dove stava il torto e dove la ragione. Non ci sarà bisogno di un nuovo regolamento per capire che dietro il comportamento di Gambino e di Bucci c’è una scelta politica lucida e ignobile: nella Genova Meravigliosa la storia della nostra città vale meno dei voti di quattro neofascisti.

Tra condannare l’azione di Gambino e tenere unita la propria maggioranza, Bucci ha scelto.

E pensare che in questa stessa aula Cesare Campart, che certo non era comunista, nell’ottobre del 1985 per due volte rinunciò all’elezione a Sindaco perché eletto con i voti determinanti del movimento sociale italiano.

Perché fare politica in fondo è proprio questo: scegliere da che parte stare.

Dopo l’intervento del Sindaco, insieme a tutte le opposizioni abbiamo scelto di abbandonare l’aula.

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