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È (ANCHE) COLPA NOSTRA.

Dopo 67 giorni di stallo, l’accordo politico tra Movimento 5 Stelle e Lega con la benedizione di Berlusconi permetterà la formazione di un nuovo governo.

Non scrivo “finalmente”, perché al di là del senso di liberazione per la fine della paralisi istituzionale, considero il governo giallo verde il peggio che il Paese si possa meritare.
Il peggio per l’europeismo, la collocazione internazionale dell’Italia, la difesa dei diritti, lo sviluppo produttivo, e perfino per la dimensione culturale del Paese.

Detto ciò, mi sento di suggerire a tutte le donne e gli uomini di sinistra (democratici compresi) di smettere i toni trionfalistici del “governino loro, se ne saranno capaci” oppure i toni millenaristi da inascoltati profeti. Per due motivi.

Il primo: ne saranno capaci. Il potere è un ottimo collante per idee anche alternative tra loro. Saranno capaci, e capaci di tutto.
Il secondo: i profeti, in genere, non hanno responsabilità. Noi, donne e uomini della sinistra, ne abbiamo eccome.
E per ripartire, lungo questa traversata nel deserto, bisognerebbe innanzitutto che lo ammettessimo.

Sarebbe sbagliato non riconoscere le grandi responsabilità di Renzi. Ma non è certo solo colpa sua se oggi siamo arrivati qui. La sinistra, nel suo complesso, si è innamorata da anni (direi una ventina) delle proprie ricette, senza preoccuparsi troppo del fatto che non funzionino più, o almeno non funzionino più per tutti.
E rifugiarsi nel glorioso passato ha condotto ad operazioni politiche dall’esito pure peggiore del PD.

Intendiamoci, il PD ha fatto molto in questi anni per fare uscire il Paese dalla crisi, producendo risultati tangibili. Ma siamo apparsi disinteressati al fatto che la crisi ha creato due Italie: quella che ce la fa e che sta facendo risalire il PIL; e quella che si sente sempre più esclusa: dall'innovazione tecnologica, dalla globalizzazione, dall'Europa, dalla politica. A questa Italia il PD e tutti i variegati movimenti di sinistra non sanno più parlare.

Per ripartire, oltre a meno arroganza e meno divisioni, la sinistra ha bisogno di imparare a leggere una realtà sociale mutata per costruire un nuovo radicamento e una nuova credibilità. I sovranisti non inventano i problemi (che ci sono eccome), ma propongono false soluzioni. Ed è probabile che ce ne accorgeremo tutti molto presto.

Allora il punto è qui. Quando sarà evidente che le proposte grillo-leghiste non funzionano, la sinistra in Italia sarà in grado di non mancare l’appuntamento con la storia? Avrà elaborato un pensiero nuovo, capace di parlare trasversalmente alle fasce sociali e alle generazioni?

La traversata che inizia oggi può concludersi con una rinascita o con la dispersione definitiva del patrimonio di valori e idee della sinistra europea e riformista.
Dipenderà tutto da noi.

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