L’azzardo non è un gioco ma una vera e propria malattia. Di questo abbiamo discusso nella commissione consiliare di lunedì pomeriggio, ascoltando esperti di dipendenza, esponenti del Comitato Mettiamoci in Gioco, rappresentanti degli esercizi commerciali e della filiera del gioco d’azzardo.
Una discussione paradossale e tardiva, visto che il Comune di Genova circa un mese fa ha espresso in sede di Consiglio delle Autonomie Locali parere favorevole alla proroga illimitata della Legge regionale 17/2012 che imponeva il divieto di installare slot machine e sale gioco in un raggio di 300 metri da scuole, luoghi di culto, impianti sportivi, centri ricreativi e giovanili.
Regione Liguria ha fortemente voluto la proroga, nel 2017 di un anno, e poi oggi senza limite alcuno. E il Comune docilmente si è adeguato, nonostante nella nostra città il fenomemo dell’azzardo abbia raggiunto la cifra di 949,60 Euro pro capite all’anno (fonte GEDI, Italia delle Slot)
E’ del tutto evidente, anche ad ascoltare gli interventi in Commissione, che oggi nella nostra città gli interessi economici sottostanti la filiera dell’azzardo (dai tabacchini ai concessionari di slot) hanno priorità sulla tutela della salute e sul benessere psicologico e sociale dei cittadini.
La Legge regionale 17/2012 prevedeva un tempo lungo (5 anni) perché gli esercenti potessero adeguarsi al divieto delle slot machine. Si è preferito far passare il tempo, e poi eliminare il divieto, minacciando la crisi occupazionale per i tanti esercizi che “campano” anche di slot.
Facendo finta di non sapere che tanti genovesi oggi muoiono di slot.
Il silenzio della giunta comunale è stato imbarazzante, così come l’impegno a realizzare corsi di formazione per insegnare la pericolosità del gioco. Se si era convinti della pericolosità, bastava applicare la legge regionale che avrebbe eliminato decine e decine di slot in città.
Sono passati cinque anni dall’adozione da parte del Consiglio Comunale di Genova del Regolamento 21/2013 che in applicazione della legge regionale restringeva la proliferazione del gioco d’azzardo.
Oggi si sta tornando indietro, sulla pelle dei genovesi.
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