La lettera scritta con Stefano Quaranta e pubblicata da La Repubblica Genova sulla necessità di una ripartenza per la sinistra in Italia. E su quanto possiamo iniziare a fare dal territorio.
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NOI, SINISTRA E LE NOSTRE RESPONSABILITA'
La crisi istituzionale senza precedenti di questi giorni, con la richiesta di impeachment del Presidente della Repubblica, impone a tutte le forze del campo progressista una riflessione nuova ed una iniziativa che sia all'altezza della drammaticità della situazione. Pensiamo che i territori ed una città come Genova possano svolgere un ruolo importante.
Si è usato in modo strumentale e del tutto irresponsabile il Capo dello Stato Mattarella come capro espiatorio di una crisi tutta interna all'alleanza Lega-M5s il cui prevedibile epilogo è frutto innanzitutto di programmi incompatibili quanto sconclusionati nel momento in cui si è tentato di sovrapporli (reddito di cittadinanza contro flat tax, visione alternativa su sviluppo ed infrastrutture e tutto senza coperture finanziarie chiare e quindi puramente propagandistico).
Occorre ammettere tuttavia che il centrosinistra e la sinistra di questi ultimi anni portano una parte consistente di responsabilità se il Paese vive una simile crisi democratica e sociale. Ci si è divisi in modo inconcludente fra chi ha esercitato responsabilità di governo logorando il rapporto con le fasce più debolie tra chi è stato percepito come interessato alla sola testimonianza, volta esclusivamente a criticare il cattivo governo ma sempre velleitario nell'avanzare ricette alternative serie.
Non sono bastate le ripetute sconfitte elettorali in una regione da sempre progressista come la nostra per suonare un campanello d'allarme e far maturare una svolta. Oggi di fronte ai cambiamenti epocali legati alla demografia e alle migrazioni, al clima, alla robotica ed all'automazione nel lavoro monta come unica forma di protezione e protesta un populismo becero e razzista ed il nostro campo appare smarrito e senza parole di speranza.
Troppi nostri elettori in grado di dare un contributo di idee e passione politica si sentono esclusi e traditi e aspettano una nuova proposta di sinistra, possibilmente unitaria.
Si tratta di tornare ad avere un pensiero collettivo condiviso e contemporaneamente di vivere i luoghi della sofferenza e dell'emarginazione. Le periferie, i posti di lavoro, il disagio di tanti anziani lasciati soli. Rimettiamo al centro la scuola come veicolo di cittadinanza, libertà, emancipazione e conoscenza; la sanità per tutti e di qualità, una nuova politica industriale che guidi uno sviluppo che coniughi opportunità e tutele per i lavoratori. Serve infine una nuova classe dirigente credibile agli occhi di chi vorremmo rappresentare. A Genova ci proveremo, a partire dall'appuntamento del 6 giugno al CAP, non c'è più tempo da perdere. Non ci possiamo permettere che anche per la nostra inadeguatezza il populismo sia percepito come l'unica opportunità di cambiamento nel nostro Paese.
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