ILVA: DIFENDERE L'INDUSTRIA PER DIFENDERE LAVORO E SALARI
Oggi pomeriggio si è tenuta una Commissione Consiliare sulla situazione di ILVA Genova alla presenza dei rappresentanti dei lavoratori, che hanno espresso grande preoccupazione per lo stallo nella trattativa tra Governo, Arcelor Mittal e sindacati.
Mi auguro che il nuovo Governo riconvochi al più presto la trattativa nazionale, uscendo dall’ambiguità di questi mesi sul futuro della siderurgia italiana. In questo senso, le dichiarazioni di numerosi esponenti del Movimento 5 Stelle che auspicano la chiusura dello stabilimento di Taranto e il silenzio di Conte nel suo discorso programmatico alle Camere destano parecchi dubbi.
Sono intervenuto per sottolineare come il modo più efficace per difendere il salario dei dipendenti ILVA è quello di difendere il lavoro e l’industria siderurgica. Sembra un’affermazione ovvia ma oggi purtroppo non lo è.
C’è chi promette salario senza lavoro. E chi, proprio per ILVA, promette lavoro senza più industria siderurgica, immaginando fantomatiche riconversioni turistiche o bonifiche senza fine.
Chiedere l’applicazione dell’accordo di programma di Cornigliano è il punto di partenza, ma rischia di non bastare se non si difende la produzione siderurgica italiana e quindi la continuità dello stabilimento di Taranto, e se non si ottengono al tavolo della trattativa investimenti certi sull’impianto genovese, sulla banda stagnata e sulla zincatura.
Chi vuole chiudere lo stabilimento di Taranto vuole rinunciare alla produzione di acciaio in Italia, e finisce per danneggiare con l’intera filiera anche l’impianto genovese. Sarebbe solo questione di tempo. Non si tratta di scegliere tra lavoro e ambiente, ma di lottare per la compatibilità ambientale dell’industria siderurgica.
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