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NO, NON E' UNA CROCIERA

A bordo dell’Aquarius oggi ci sono 107 naufraghi. Sono 45 uomini, 52 donne e 10 bambini, che vagano nel Mediterraneo da quasi una settimana. In queste ore sono davanti a Porto Torres.

Sono stati salvati dalla guardia costiera italiana nella notte tra sabato 9 e domenica 10 giugno, insieme ad altre centinaia di migranti. Per tutta quella notte l’Aquarius ha continuato a imbarcare naufraghi. Erano 629, quando Malta e Italia gli hanno proibito di attraccare.

E il viaggio è continuato, verso la Spagna, nonostante servano diversi giorni di navigazione, nonostante ci sia il mare mosso, nonostante alcuni abbiano sindrome da annegamento o gravi ustioni da carburante e acqua salata.

Vietato perfino l'attracco tecnico in Sardegna.
La nave non riesce ad andare avanti? “Problemi loro” - risponde il Ministro Salvini - non decidono loro dove finisce la crociera”.

E nel frattempo le navi che solcano il Mediterraneo per paura di non poterli sbarcare non caricano più nemmeno le salme degli annegati.

Non è più una questione politica, quella dell’Aquarius.
E’ una questione di civiltà.

Non c’è bisogno di trattati o di norme. Chiunque ha navigato in ogni tempo, in ogni luogo, fin dagli albori della nostra civiltà, sa che i naufraghi si mettono in salvo. Poi si discute, di tutto. Ma i naufraghi si portano sulla terra ferma.

La deriva disumana del nostro Paese oltre a farci indignare deve farci preoccupare.
La deroga a principi fondamentali, la violazione dei diritti umani, comincia sempre da ristrette minoranze, in una generale approvazione della maggioranza disinteressata.

Ma la storia insegna che non ci si è mai fermati lì.

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