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"La politica viene prima della scienza. I politici devono ascoltare la scienza, collaborare, non farsi ordinare dalla scienza cosa è giusto e cosa è sbagliato, accettando le parole della scienza mainstream come dogmi religiosi. Perché la scienza deve essere democratica, e quindi deve ascoltare tutti...compresi ricercatori e scienziati, che con dati alla mano, contestano il dogma ufficiale".

Le parole di Davide Barillari, consigliere regionale M5S Lazio, hanno il pregio (forse inconsapevole) di riportare al centro del dibattito una grande questione: la realtà può essere modificata per decreto del sovrano?

E' una questione interessante, già affrontata da Hans Christian Andersen nel 1837 con gli "Abiti nuovi dell'imperatore". Ma a rafforzare il fatto che la questione sia antica, si dice che il danese abbia copiato da uno scrittore iberico del XIV secolo.

Nel secolo scorso, in nome della supremazia della politica sulla scienza, i legislatori del Tennessee approvarono il cosiddetto Tennessee Butler Act, una legge che proibiva l’insegnamento di qualunque teoria sull’origine dell’Uomo che non fosse conforme alla versione della creazione contenuta nella Genesi, e che portò alla condanna del prof. Scopes che non intendeva rinunciare alla teoria di Darwin.

Mezzo secolo più tardi, e molto più prosaicamente, affrontai personalmente la questione. Era l'agosto del 1997 quando al Maricentro della Spezia, apparve nel locale mensa un cartello che disponeva la proroga della scadenza delle gallette per ordine del Comandante.

Caro Barillari, la risposta è no.
La realtà si può descrivere o camuffare, ma non si può cambiare per decreto. Nemmeno se te lo dice Rousseau.

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